Disco di debutto per questo power trio italiano, un concentrato molto potente di doom, stoner e suoni che ci riportano ad atmosfere anni settanta. I Cripta Blue non scoprono nulla di nuovo e si muovono in un panorama molto inflazionato, ma con il disco omonimo dimostrano di avere molto di più dalla loro rispetto ai gruppi medi di questo genere. La loro musica è composta da pochi e semplici elementi, basso, chitarra, batteria e voce.
Con questi fattori i Cripta Blue costruiscono un’impalcatura sonora fatta di proto doom, doom anni ottanta e stoner, con una grossa attenzione alla psychedelia che è poi l’approdo naturale, o il punto di partenza se si preferisce, di questi generi. Si viaggia per tutto il disco, sotto la sapiente regia di Andrea Giuliani che canta e suona il basso, ed è il valore aggiunto del gruppo. I tre musicisti provengono da esperienze differenti in gruppi come i Desert Wizard, Rising Dark e Talisman Stone.
I differenti retroterra musicali diventano qui ricchezza e varietà, forza e organicità. Ogni pezzo è un viaggio differente, prodotto nella maniera giusta e con un gusto antico, quando l’analogico scaldava i nastri e le vite. Certamente i riferimenti più importanti sono quegli che si rifanno agli anni settanta, a quella controcultura rumorosa e vicina alla magick crowleyana che tanto ha dato alla musica.
Un gran bel debutto per un terzetto che spazia molto.