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Recensione : Crucifuck – Crucifuck

Grind si direbbe, Chaos non Musica è quello che in realtà è questa prima uscita dei Crucifuck (da non confondere coi Crucifucks degli anni '80 su Alternative Tentacles) da Bali, Indonesia.


31 Dicembre 2021.
Cammino.

Un cielo grigio in un clima umido per strade che percorro passando accanto a gente che vive ogni suo gesto come se fosse l’ultimo: parla con l’enfasi da ultime parole sul letto della malattia, lancia bombette e raudi come se fossero bombe atomiche e si comporta e si atteggia come se il Primo Gennaio non dovesse mai avverarsi

Più che l’ultimo giorno dell’anno, sembra l’ultimo giorno dell’umanità.

E io ci passo attraverso.

In cuffia ho un disco, un disco che urla ma che sembra espressione di un linguaggio a gesti.

Nessuna parola. Nessun conforto

Un disco che è violento ma rimane fermo, statico.

Violenza statica è la prima descrizione che mi viene alla mente ascoltando questo disco
Violenza statica è la prima descrizione che mi viene alla mente guardandomi intorno, tra questa gente persa e dispersa, orfana di senso.

Grind si direbbe, Chaos non Musica è quello che in realtà è questa prima uscita dei Crucifuck (da non confondere coi Crucifucks degli anni ’80 su Alternative Tentacles) da Bali, Indonesia.

Non che questa definizione, Chaos non Musica, voglia essere dispregiativa, anzi: un disco, questo, che vive di distorsioni polverose, beat ossessivi, ritmiche così sempre uguali che sembrano il tichettio di un orologio spietato, cinico: un tichettio meccanico ed insopportabile che guida la tua danza nel tetro carosello dei giorni feriali… disco estenuante, certo, ma tutt’altro che fine a se stesso.

6 minuti, 6 canzoni, 6 ragioni piuttosto valide per odiare l’esistente, questi ultimi attimi del genere umano.

Dead Is Death: nei giorni precedenti il 31 qui ha sempre piovuto; una pioggia non torrenziale, ma comunque decisa e costante. Cielo perennemente grigio. Un grido di sofferenza in mezzo ad un tempo che sembra voler rimanere così per sempre. Un suono a banda fissa, rumore bianco, batteria buttata lì, veloce certo, martellante e mai soggetta a scambi o cambiamenti, senza enfasi. Il cielo è il riflesso degli umori arrendevoli di chi lo osserva sperando che qualcosa cambi

Abolish Religion//Abolish Politics: dissonanze elettriche: cavi della corrente abbandonati sotto la pioggia, fili scoperti, incidente letale per dei passanti che, immersi in chiacchiere insulse sulla terza dose, il virus e il caos tamponi, camminano di fianco al fatale errore.

Dissonanti le loro chiacchiere, dissonante la loro dipartita, dissonante la musica al loro funerale…

Unholy Troops: ansia di vivere, ansia perché tutto finisca; costretti in angusti spazi lavorativi si contano gli attimi prima di un solo giorno di ferie. Fuori si rimane muti, dentro si urla l’angoscia…rumore che si alterna al silenzio, silenzio che si alterna all’angoscia di un tempo lineare che sembra paralizzato sulle 4 del pomeriggio, angoscia che accompagna la fine del turno. Ore 20:00, il turno finisce, fuori piove: chiusi in casa, non potendo vivere, siamo costretti ad immaginarci un’altra vita, da un’altra parte, con altri ritmi. Il giorno dopo arriva e riparti dall’inizio.

Disgusting Oath: un’eco rimbalza sui frontespizi dei palazzi del centro: sempre urla, sempre tensione, sempre vita non più vita ma solo riproduzione meccanica di una vita. Il ritmo di colpo si interrompe: perso il ritmo siamo come cani senza il guinzaglio, liberi ma senza una definizione di libertà: persi.

Anti-Cosmic: il 31 arriva, giorno di riposo: i traumi posturali, eredità lavorativa, ti danno il buon giorno in forti fitte alla schiena: ti muovi male, vivi male. Il lavoro non ti lascia neanche quando è festa.

1 Gennaio 2022
Vomit Punx: Il mondo, purtroppo, è sempre in piedi. Vomiti il tuo disgusto: dalla finestra, sui passanti, su di un mondo nel quale non ti riconosci. Vomiti ma il mondo, purtroppo, è sempre in piedi.

Benvenuto nel 2022 che è come il 2021 che è come il 2020.
E lunedì sarai di nuovo a lavoro.

Ripete ad libitum.



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