Marinella Malacrea è neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta della famiglia, nonché socio fondatore del CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) e da diversi anni si occupa di ricerca nell’ambito dell’abuso sessuale.
L’intento del libro è quello di fornire una panoramica sulle terapie attualmente utilizzate per intervenire nei casi di abuso sessuale durante l’infanzia, introducendo il tema attraverso una rassegna bibliografica e approfondendolo, attingendo dall’esperienza clinica di alcuni terapeuti. Il libro, perciò, si rivolge sia ai clinici, sia a chi, avendo subito un abuso sessuale durante l’infanzia, desidera averne una maggiore conoscenza.
Spesso l’abuso sessuale ricorrente durante l’infanzia dà luogo al disturbo post traumatico da stress (PTSD), che include sintomi centrali, quali l’intrusione di ricordi traumatici, l’evitamento/obnubilamento e l’iperarousal, così come diversi disturbi nella capacità di autoregolazione che possono essere distinti in 5 grandi aree: difficoltà di regolazione emotiva, disturbo nella capacità relazionale, alterazioni nell’attenzione e nella consapevolezza (come ad esempio la dissociazione), sistemi di credenze negative, disagio o disorganizzazione somatici.
Appare, quindi, evidente come il profilo sintomatologico del PTSD complesso sia caratterizzato da perdita di competenze emotive, sociali, cognitive e psicologiche, sia che esse non si siano sviluppate adeguatamente sia che si siano deteriorate a seguito della prolungata esposizione a esperienze traumatiche. Per questo motivo il trattamento punta non solo alla riduzione dei sintomi psichiatrici ma anche allo sviluppo o al recupero di capacità funzionali chiave per l’autoregolazione e al rafforzamento delle risorse psicosociali e ambientali.
Nel primo capitolo, dalla raccomandazione n. 6 dell’AACAP contenuta in Practice Parameters for the Assessment and Treatment of Children and Adolescents with Post-traumatic Stress Disorder (2010) apprendiamo che nell’ambito delle psicoterapie esistono evidenze convincenti del fatto che le terapie centrate sul trauma siano superiori alle terapie non specifiche o non direttive nel risolvere i sintomi del PTSD. Questo modello terapeutico si è rivelato valido per tutte le fasce di età ed è adottato in diversi approcci, con opportune varianti (psicoanalitico, dell’attaccamento, cognitivo-comportamentale).
Complessivamente, nella raccomandazione si legge che non si può definire una terapia più efficace di un’altra, né se soggetti con un particolare tipo di trauma rispondano meglio a una particolare terapia piuttosto che a un’altra.
Successivamente, Schnyder, dell’Università di Zurigo, nel 2015 ha stilato la sintesi finale che confronta i vari metodi terapeutici, trovando molte similarità e individuando di essi i punti chiave condivisi e più o meno espressi, che nel loro complesso possono costituire delle linee guida sulle componenti che rendono efficaci le terapie per il PTSD e che sono: psicoeducazione sulle reazioni post-traumatiche, sulle modalità di coping in caso di riattivatori traumatici e sui modi per controllare il disagio; addestramento a sviluppare modalità adeguate di coping e a regolare le emozioni; esposizione alle memorie traumatiche; elaborazione e ristrutturazione cognitiva e riattribuzione di significato; espressione ed elaborazione delle emozioni; riorganizzazione delle funzioni della memoria e costruzione di una narrativa coerente del trauma.
Dalla rassegna risulta, quindi, chiaro come nel lavoro terapeutico occorra avere una “cassetta degli attrezzi” quanto più varia possibile, perché complesso è il PTSD e diverse sono le terapie che si sono rivelate efficaci negli ultimi anni. Per questo motivo, Mariella Malacrea dedica i successivi 13 capitoli a 13 casi clinici firmati da autori con formazioni di base differenti che, tuttavia, compiono delle scelte cliniche sovrapponibili. Ciascuno di questi capitoli è preceduto da un commento della curatrice che ha lo scopo di orientare il lettore, mettendo l’accento su punti chiave generalizzabili.
I primi 6 capitoli affrontano il tema del trauma perpetrato in ambiente familiare, mentre i successivi 5 si occupano di casi in cui l’abusante è esterno alla famiglia. Il penultimo capitolo, invece, riguarda le situazioni in cui la terapia avviene a distanza dall’ambito spazio-temporale in cui il trauma è avvenuto, come nel caso di alcuni bambini adottati. Infine, l’ultimo capitolo, è dedicato a quegli adolescenti che, pur essendo stati in terapia da bambini, vivono nel corpo e nelle emozioni la riattivazione di quanto non sono riusciti a elaborare con le risorse dell’infanzia.
Per concludere, pur offrendo la comunità scientifica un flusso di conoscenze che hanno ricevuto largo consenso e che oggi sono tutt’altro che superate, è necessario constatare che la strada da percorrere è ancora lunga per poter giungere a una sintesi sull’abuso sessuale infantile, senza rischiare di essere troppo esemplificativi, ma certamente la raccolta di casi qui esposta rappresenta una valida fonte di stimoli in tale direzione.