In principio era la Chess Records, Chicago: il ruvido Muddy Waters, l’arroganza di Howlin’ Wolf, Little Walter inquieto e maledetto, Chuck Berry l’hillbilly nero.
Poi venne la Decca Records, Londra: Brian Jones e i Rolling Stones che raccolsero il testimone del rhythm’n’blues e lo rielaborarono, lo estremizzarono e lo riempirono di anfetamina. E, una decina di anni dopo, esordirono i figli proletari, rozzi e cattivi degli Stones: i Cock Sparrer. “We don’t care if you only love we…”.
Questa, da un punto di vista strettamente musicale, è linea evolutiva di cui i Dalton sono eredi. Che, però, viene filtrata attraverso due aspetti per loro imprescindibili: la militanza dei propri membri in alcune delle migliori band oi! italiane e una romanità genuina, verace e sboccata.
Fresco di stampa per Hellnation Records è “Papillon”, loro terzo LP, che arriva dopo il deflagrante esordio del 2015 “Come stai?”, consolidato poi da live poderosi e dal secondo disco “Deimalati” nel 2017.
Se il rock’n’roll stradaiolo infarcito di power chord e cori è la consolidata cifra stilistica dei Dalton, quello che è evoluto rispetto alle precedenti uscite sono i testi ed i temi delle canzoni, approfondendo il legame con la tradizione pop e cantautoriale nazionale.
Dove prima prevaleva il commento sociale e quel tipico e, per certi versi, esaltante populismo working class, ora è la forma racconto a dominare: viene sviluppata una serie di storie, di personaggi, di vite, di riflessioni personali, di esperienze e di amarezze rielaborate ed esposte senza rabbia. Traccia dopo traccia, come pennellate su una tela, sensibilità e ruvidezza, forma e sostanza.
Che la band abbia compiuto il fatidico salto di qualità lo dimostrano inoltre anche i personaggi coinvolti nel lavoro: la voce dell’attore Marco Giallini nel sonetto iniziale “Li du’ ggener’ umani” di Gioachino Belli, la partecipazione di alcune icone dell’underground come Glezös (produzione), Lady Elettro (voce in “Marianne”) e Roberto Gagliardi (produzione esecutiva), più una minuziosa cura del dettaglio coinvolgendo una schiera di musicisti ed artisti da diverse band della scena capitolina (Gli Ultimi, Shots In The Dark, Lenders).
“Papillon” è un altro grande colpo messo a segno dalla banda Dalton, che riconferma il proprio valore e la propria unicità nel panorama della Penisola.
Come definire il genere: cantautorato punk o punk cantautoriale?
Probabilmente l’inversione tra soggetto e aggettivo dipende dall’attenzione che l’ascoltatore pone più sulla musica o più sulle liriche.
Punk d’autore. Suona bene.
Tracklist:
1 Li du ggener’umani
2 L’appartamento
3 Io e tu
4 Marianne
5 Se la mia pelle vuoi
6 Per Dio
7 Se
8 Qui quo qua
9 In disparte messi da parte (Sottoproletariato)
10 Senza amore