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Recensione : Dang Dang – Liar

I Dang Dang sono un gruppo unico in Italia, la loro musica è un bellissimo misto di new wave, post punk, post pop con una malinconia che giganteggia sul tutto e un suono speciale che li rende unici, un groove sensuale e decadente, la colonna sonora perfetta per guardare l’apocalisse da una spiaggia con gli occhiali da sole.

I migliori erede del futurismo apocalittico dei Righiera, dei quali infatti fanno una cover clamorosa in spagnolo di “Vamos a la playa” forse la canzone meno rassicurante della storia che come un perfetto cortocircuito veniva ballata in maniera spensierata proprio nei luoghi descritti dalla canzone, new wave e tanto altro all’ombra del fungo atomico.  

Terzo disco in studio per i cesenati Dang Dang che sfornano “Liar”, nato e cresciuto durante la pandemia e autoprodotto in seguito.

I Dang Dang sono un gruppo unico in Italia, la loro musica è un bellissimo misto di new wave, post punk, postpop con una malinconia che giganteggia sul tutto e un suono speciale che li rende unici, un groove sensuale e decadente, la colonna sonora perfetta per guardare l’apocalisse da una spiaggia con gli occhiali da sole.

I cesenati rielaborano da par loro tutta la sterminata tradizione del post punk e del pop altro, aggiungendo molto di personale e lasciano in bocca e nel cervello quel gusto di concretezza e al contempo di sogno appena consumato, e sono senza dubbio un gruppo speciale.

Il loro ritmo è incalzante, fortissimamente anni ottanta, con una retroguardia new wave ma una trincea decisamente moderna e che hanno solo loro. Ci sono certi passaggi nel disco, specialmente quelli che vedono protagonisti i fiati che generano nell’ascoltatore una gioia indescrivibile, una voglia di muoversi di fronte all’atomica che scoppierà presto in mare, un ballare la fine che stiamo vivendo, una necessità di muoversi.

“Liar”, magari è un paragone sbagliato ma un tot di soggettivismo nelle recensioni c’è come l’olio nero nelle confezioni metalliche delle olive snocciolate,  regala all’ascoltatore quel sapore che davano i dischi dei Krisma ed in generale quei gruppi più visionari degli anni ottanta, un’epoca che sperimentò tantissimo ed in maniera particolarmente intensa, e che andrebbe completamente rivalutata anche sentendo dischi come questo dei Dang Dang che viene da lì e che amplia ulteriormente quella visione.

La voce di Lara Zambelli si amalgama benissimo con i synth e tutto in questo disco è meraviglioso e sinuoso, un lavoro di rara profondità e che taglia le gambe a tante pose della musica alternativa italiana.

E quel sax, quel sax.

I migliori erede del futurismo apocalittico dei Righiera, dei quali infatti fanno una cover clamorosa di “Vamos a la playa” forse la canzone meno rassicurante della storia che come un perfetto cortocircuito veniva ballata in maniera spensierata proprio nei luoghi descritti dalla canzone, new wave e tanto altro all’ombra del fungo atomico.

Dang Dang

Lara Zambelli: Lyrics, Vocals, Synths
Matteo Castagnoli: Drums Programming, Synths, Guitars
Nicola “Rospo” Bustacchini: Bass
Fabio Borroni: Bass Guitar

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