“Quando si pensa alla Romagna, da fuori, è probabile che vengano in mente immagini simpatiche: la piadina farcita, l’orchestra Casadei, la tabaccaia di “Amarcord”. Però a quest’aria satura che c’è in inverno non ci penano mai quelli di fuori. Non si immaginano questa nebbia che si stringe come un cappio attorno alla terra, senza mollarla, fino a strangolarla. Hanno in mente, quelli di fuori, solo spiagge affollate, ombrelloni colorati e pedalò al largo. Ma quelli che ci vivono in questo groviglio soffocante sanno bene che la Romagna non è sempre in fiore.”
Così uno dei protagonisti del romanzo ci delinea a tinte insolite la Romagna, terra in cui si svolge la storia. Romagna che è la vera interprete della trama, la protagonista reale da cui si snoda il filo rosso di questa storia cupa, cinica e divertente insieme. Una Romagna di cui si svelano peccati e peccatucci, paure, fobie e drammi, abitata da una società che pare debba in qualche modo spurgare tutti i suoi solari luoghi comuni per lasciar spazio alle ombre, ai lutti morali che una terra gonfia di contraddizioni non può nascondere, per sempre, sotto il tappeto.
Davide Bacchilega non è nuovo nel raccontarci la Romagna da un punto di vista cinico, iper-realistico, fuori dai canoni e sulla linea del noir. Con “I romagnoli ammazzano al mercoledì” sempre per i tipi di Las Vegas edizioni, nel 2014 fece il primo passo.
In Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati l’autore ci ripropone il carattere e le strade di questa terra, ancora in maniera cruda, ma che sa essere ironica, mai superficiale, e sempre con puntigliosa e documentata descrizione.
Il romanzo si dipana mediante un’attenta e geometrica narrazione corale in cui i diversi protagonisti si svelano man mano nei brevi capitoli, come dei tasselli di domino che si susseguono nel raccontare raccontandosi. L’uso di differenti registri linguistici e grammaticali, la ripetizione in maniera ossessiva e l’incollarsi degli eventi è tecnica che cattura, cimento che rassomiglia a quella gragnola di reiterazioni che fermano il tempo esplodendo in rottura stilistica anni zero del primo Palanhiuk.
Una lettera misteriosa giunge a tre diverse donne, ex-prostitute, una lettera che le mette in guardia su un crudele pericolo imminente. Un giornalista di nera, cinico antieroe sempre alla ricerca della cattiva notizia si trova in mezzo alla vicenda, insieme a un ambiguo tanatoprattore (uno specialista che rappezza i cadaveri prima di seppellirli), al vecchio magnaccia delle tre donne, a una serie di individui altolocati frequentatori di un club di scambisti e di affari. I fatti si snodano dal 23 dicembre al capodanno, in quei giorni in cui tutto dovrebbe assumere l’atmosfera della festa mentre invece, l’aria che respiriamo, è quello della morte, di una provincia che squaderna i propri mali nascosti, i propri peccati d’ingordigia, di potere, di malefatte crudeli.
Davide Bacchilega ha il pregio di raccontarci un giallo dalle tinte forti e accattivante e con un finale a sorpresa che tratta anche l’accusa a determinati status quo, alle ipocondrie della modernità, alla falsità dei media, le operazione chirurgiche delle notizie date in pasto sui quotidiani, svelandoci il contrasto tra quello che ci viene raccontato e quello che in realtà è. Esattamente come la Romagna, così differente da come la vedono i turisti d’estate, che d’inverno, nella sua corona di nebbia, assume ben altri connotati.
Ironia, senso della narrazione, caratterizzazione dei personaggi, in filigrana innumerevoli tematiche di spessore: l’autore infila il dito nella ferita e lo fa bene – l’unghia è affilata in questa rappresentazione tragica e insieme farsesca della realtà.
Una menzione alla casa editrice: Las Vegas è una realtà indipendente di Torino nata nel 2007, sforna dei prodotti curati a 360°, con una grafica accattivante; dei libri pensati prima di essere gettati nel Maelstrom dell’editoria.
Ecco come si raccontano: “Abbiamo una visione anti-snob della letteratura. Crediamo che uno dei compiti di un editore sia quello di avvicinare la gente ai libri, non di allontanarla facendole credere di non essere all’altezza. A Las Vegas tolleriamo tutto, ma non le torri d’avorio.”
Date un occhio al loro sito, ne vale la pena: www.lasvegasedizioni.com
“Ma la vita è bizzarra, a volte, e quando è così bizzarra forse bisogna assecondarla. Voglio dire, male che vada non ci si annoia.”