Genova, 25 maggio 2000 di hatejoy
Alla fine per i giornali rimane solo il conto dei feriti, le vetrine infrante, i silenzi irreali. A leggere i resoconti del giorno dopo sei colto da una strana sensazione. Tu non hai visto niente forse. Però ero lì e ci sei stato per tutto il giorno con il cuore ma anche forse con la testa. Ma è comunque difficile. Al termine di una giornata intera sotto il sole rimangono impresse sensazioni diverse. Forse l’inganno maggiore era già scritto all’inizio, Mobiltebio contro Controtebio, duri contro moderati. Diecimila manifestanti ed altrettanti tra poliziotti e carabinieri.
Al mattino si parte. Davanti le tute bianche. Organizzano loro in maniera maniacale, stalinista, inconcepibile ma tanto è. Un volantino vomita dodici punti deliranti. Si dice tra l’altro che ogni tentativo di provocazione da parte dei manifestanti deve essere segnalato agli organizzatori. Non sono ammesse azioni spontanee. Comunque si ci incammina. Numericamente il grosso in mezzo è di Rifondazione.
Il ponte della Ghisolfa c’è. Lascio sfilare il corteo e vedo in fondo del movimento. Un gruppo di compagni con mazze di legno, caschi integrali e fazzoletti calati sul volto. Il furgone spara i Rage against the machine. Manca anche la fantasia. Ho già visto tutto, questo film non mi piace più. La situazione è subito tesa. Oh ma chi cazzo siete? Disturba soprattutto il militarismo esasperato, un manifestante dal volto coperto va verso un tipo con la macchina fotografica, minaccia, interviene un altro manifestante e lo porta via con le maniere forti. Si va verso la fiera. All’angolo saltano le vetrine della Banca di Roma, poi una concessonaria d’auto.
Non mi fa pena nessuno tantomeno le multinazionali però qualcuno poi mi dovrà spiegare che cosa centra tutto questo con la manifestazione. Le vendette contro la polizia non mi interessano. L’obbiettivo è davanti. L’ingresso della fiera. Le tute bianche contro i cancelli, la polizia carica due volte. Sono solo intimidazioni. Qualche compagno si fa male. Comunque il corteo tiene, fa pressione, la polizia è contro le transenne. La manifestazione stava iniziando proprio lì senza cazzate, senza violenze inutili ed esasperate, ma poi finisce inspiegabilmente. In dieci minuti il grande inganno si compie. Si improvvisa un palco sale Luca Casarini, dice che la fiera è sospesa. Sale Don Gallo un compagno ancora hasta la victoria e tutta la liturgia. E quindi si smobilita si lascia la piazza. E’ impossibile mi dico. Ci diciamo. Dieci minuti, due scaramucce, ed interrompono una fiera costata miliardi? Poi arrivano le spiegazioni. Interruzione di cinque minuti. Pausa caffè si chiama. Rimane da chiedersi chi ha deciso la smobilitazione, chi si è accontentato di un riconoscimento politico buono solo per lui (Centri sociali del Nord Est, tute bianche, Leoncavallo?).
Nessuno, sono sicuro che nessuno sapendo questo si sarebbe mosso di un centrimetro. Sono contenti solo loro, ancora una volta si sono fatti i loro affari senza consultare nessuno. Prima o poi questa cosa va chiarita. Poi il pomeriggio è un’altra storia. Ci si riorganizza si discute. Si parte a ritroso. Si rioccupa per due ore il centro di Genova. Senza capi autonominati, a volto scoperto in faccia alla Polizia in assetto da guerra. La gente alle finestre si chiede perché un gruppo di persone sfila sotto il caldo invece di guardare la televisione a casa. Lontano dal corteo la gente entra ed esce dai negozi. A nessuno frega un cazzo di niente, ma non è una novità.
Quando ritorno a casa faccio fatica a definire il mio stato d’animo. Forse dopo questa manifestazione siamo un po’ più soli di prima ma in ogni modo ci siamo.
A volto scoperto e senza capi per favore.