Si può risultare freschi e moderni proponendo un sound che pesca dall’heavy metal old school?
Certo, basta chiamarsi Driven Under e debuttare con un ep di sei brani dalla potenza di un carro armato, colmo di groove e dalle chiare influenze ottantiane, amalgamando heavy metal e thrash moderno e shakerandolo con dosi di spumeggiante rock nato nel nuovo millennio.
Hands In Chains,primo ep della band svizzera, ci consegna sei brani trascinanti, dove sua maestà il riff è osannato alla pari delle ritmiche di metallo moderno e dal groove micidiale, un ibrido tra tradizione e modernità perfettamente riuscito.
Forti di un singer di razza, tale Patric Bouffé che ricorda non poco il Dickinson solista, e di un songwriting di alto livello, i Driven Under centrano il bersaglio e partono per la loro avventura nel variegato mondo del metal con il piede giusto, creando un ibrido che piacerà non poco sia ai fans del metal classico che agli amanti dei suoni più moderni, con una set list di canzoni fatte per spaccare palchi, creando uno tsunami metallico da lasciare pochi sopravvissuti sotto il palco.
Una musica tremendamente “live” quella del combo, che fin dalle prime note dell’opener Firstaid Trash non lascia dubbi sulle intenzioni della band: aggredirvi con una dose di potenza straordinaria.
Melodie chitarristiche di scuola maideniana, ritmiche che sono macigni lasciati cadere dalla più alta montagna delle alpi svizzere, un cantato che passa dal mood nu metal al classico Red Siren Style, accelerazioni thrash che attaccano al sedile e bordate di doppia cassa a manetta, è quello che troverete tra i solchi di song devastanti come Alright, See You In Hell, True Life, ma non finisce qui.
La semiballad Redemption e la title track, sono brani dal crescendo metallico entusiasmante, canzoni che racchiudono il principio di metallo pesante come pochi: potenti, melodiche, tagliate come il burro da solos affilati come la lama di una katana e cantate alla grande dal bravissimo Bouffè.
Sezione ritmica costruita con il cemento armato (Fabian Koch alle pelli e Dani Gebert al basso) e le due asce che sprigionano acciaio fuso (Bojan Vidak e Steven Hohl) assecondano il vocalist in questi sei brani incendiari, pura grinta heavy metal nata nel nuovo millennio.
Band da tenere d’occhio per il prossimo passo che, si spera, sarà un full length: nel frattempo fatevi travolgere dalla potenza sprigionata da Hands In Chains.
Tracklist:
1. Firstaid Trash
2. Alright
3. Redemption
4. See You in Hell
5. Hands in Chains
6. True Life
Steven Hohl – Guitars
Bojan Vidak – Guitars
Patric Bouffé – Vocals (lead)
Fabian Koch – Drums
Mario Paun – Bass
https://www.youtube.com/watch?v=QUTZ0MooN3A