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Recensione : Durand Jones – Wait til i get over

L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola "That feeling".

Durand Jones - Wait til i get over

L’album di debutto di Durand Jones, cantante e leader della celebre formazione soul Durand Jones & The Indications ha impiegato oltre dieci anni per completare il suo disco solista, che vede ora la luce per Dead Oceans e si intitola “That feeling”.

Per Durand questo dico significa molto, è in un certo senso il racconto della sua vita e di dove si è svolta in parte, ovvero Hillaryville, Louisiana. Il sud ed il suo stile di vita è molto presente, e filtra gli amori e la crescita di Durand.

Jones è un cantante molto talentuoso, un produttore che ha ben chiaro in testa il suo percorso e questo disco n è la testimonianza più precisa. Con il suo gruppo ha fatto cose egregie, ma questo disco è forse una spanna sopra, nel senso che racchiude dentro di sé lo spirito autentico del soul americano, codice musicale nato per raccontare in maniera agrodolce e solo in parte consolatoria la vita specialmente degli afroamericani.

Qui Durand lo usa per narrare la sua vita. la difficoltà di amare in maniera diversa da quella reputata ortodossa, e la voglia di andare avanti.  Ne esce un disco straripante, a volte commovente dove la musica scorre incessante, tra funky, soul e melodie bellissime.

La voce di Durand ci riporta indietro al periodo d’oro del soul funky americano, il tutto arricchito da una produzione sontuosa e che fa suonare molto bene il disco.

“Wait til i get over” è un disco benedetto da quella strana commistione di bourbon, crocevia, cattolicesimo e povertà che un certo sud degli Stati Uniti, posti che forse noi europei non possiamo capire pienamente, ma Durand ce ne riporta la vita vissuta in maniera meravigliosa, con un lavoro vissuto, penetrante, sporco e sofferto come pochi in questi anni digitali. R’n’b, soul funky e tanto ritmo in un’interpretazione magistrale, sentita, voluta e vissuta, con un percorso musicale che si discosta leggermente rispetto a quello del suo gruppo, più o meno l’ambito è quello ma le coordinate sono leggermente diverse.

Non esiste una canzone brutta, un momento noioso o interlocutorio, si apprezza il grandissimo lavoro che c’è dietro, la voglia di riportare tutto a casa, non per fare i conti ma per continuare a contare.

Parla e canta il Durand 17enne, il Durand adulto e quello che verrà, benedetto da una voce incredibile, veramente specchio dell’anima e da una capacità compositiva notevole.

Lavoro sfaccettato, complesso, bellissimo e da sentire molte volte per gustarne appieno i frutti, dato che va ben oltre la musica e abbraccia quella dolcezza strana che regalano certi ricordi del posto dove si è cresciuti.

Durand Jones

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