Un’altra terribile notizia va a segnare questo 2024, già funestato da devastanti perdite per la comunità mondiale del rock ‘n’ roll. Nella giornata del 18 giugno, infatti, ci ha lasciati, a 71 anni, anche James Chance, sassofonista, tastierista e cantante statunitense, universalmente noto per essere stato una delle figure fondamentali della scena No wave newyorchese. Era malato e si è spento in un ospedale di New York. La notizia della sua dipartita è stata confermata dal fratello David e diffusa sui suoi canali social.
Nato a Milwaukee (Wisconsin) il 20 aprile 1953, James Alan Siegfried (questo il suo nome completo) dopo aver frequentato università e conservatorio musicale, a 22 anni si trasferì a New York dove, dal 1975 in avanti, iniziò a suonare sperimentando l’aggressività sonora e lirica del punk rock, fondendola con l’improvvisazione del free jazz, l’esuberanza della funky music e contaminazioni mutant disco, divenendo da subito uno degli esponenti chiave della No wave, un movimento di avanguardia artistica underground, sviluppatosi nella Grande Mela alla fine degli anni Settanta, che oltre alla musica influenzò anche il cinema indipendente, l’estetica (lo stesso Chance era stato legato sentimentalmente alla fashion designer Anya Phillips, che gli fece anche da manager) e le arti visive.
Nel 1976 iniziò a suonare per breve tempo, insieme a una giovanissima Lydia Lunch (conosciuta al CBGB) nei Teenage Jesus and the Jerks, una band che rifletteva l’essenza stessa della no wave: abrasiva, anticommerciale, minimalista, rumorista con noise dissonante e tematiche nichiliste. L’anno successivo fondò i Contortions, l’ensemble più rappresentativo dell’opera di Chance, libero di dare sfogo alle sue pulsioni jazz/funk (che nel 1979 fruttarono l’album seminale “Buy“, che ebbe una signficativa influenza anche all’estero, soprattutto in Europa, ispirando, tra gli altri, la prima incarnazione dei nostrani Gaznevada) che davano vita a infuocati live set e concerti turbolenti, che spesso vedevano lo stesso James affrontare il pubblico in maniera ostile, al punto da scatenare violente risse. I Contortions, insieme ai succitati Teenage Jesus, i Mars e i D.N.A. di Arto Lindsay (col quale Chance collaborò per la soundtrack del film “Grutzi Elvis” di Diego Cortez) vennero inseriti nell’iconica compilation che documentava l’esistenza di parte della no wave di NY, “No New York“, uscita nel 1978 e curata da Brian Eno. Tra vari cambi di line up, pubblicò coi Contortions (con lo pseudonimo James White and the Blacks) gli Lp “Off white” (1979) “Sax maniac” nel 1982 (dedicato alla summenzionata Anya Phillips) e “Melt yourself down” (1986). Nel mezzo, nel 1983 registrò un disco intitolato “James White’s flaming demonics“.
Nel 2001 Chance aveva riformato i Contortions (che avevano fatto uscire i live album “Soul exorcism” nel 1991, “Lost chance” nel 1995, “Molotov cocktail lounge” nel 1996 e “White cannibal” nel 2000) nella loro line up originaria (a eccezione del defunto bassista George Scott III) con Jody Harris e Pat Place alle chitarre, il batterista Don Christiansen e la tastierista Adele Bertei per suonare al festival “All Tomorrow’s Parties” e fare tour in Europa, dove nel 2012 incise, insieme a musicisti francesi, il full length “Incorrigible!“. Nel 2016 aveva pubblicato un ultimo long playing a nome Contortions, “The flesh is weak,”, e nel 2019 si era esibito per l’ultima volta.