Anche questi ultimi scorci di 2023 vengono, purtroppo, funestati da orrendi eventi in termini di perdite musicali. Dopo la recente dipartita del chitarrista dei Killing Joke, Kevin “Geordie” Walker, infatti, ci ha lasciati anche Shane MacGowan, noto frontman e songwriter inglese, morto di polmonite il 30 novembre a Dublino, a 65 anni. La notizia è stata diffusa dalla moglie Victoria Mary Clarke e confermata anche dalle pagine delle band in cui MacGowan ha militato.
Nato il 25 dicembre 1957 nel Kent, e figlio di immigrati irlandesi, Shane Patrick Lysaght MacGowan (questo il suo nome completo) è stato uno dei protagonisti della prima ora della scena punk inglese, in particolare quella londinese, agli inizi come entusiasta sostenitore del movimento (e salendo alla ribalta delle cronache locali dell’epoca quando nel 1976, assistendo a un concerto dei Clash, era stato fotografato con un lobo di un orecchio sfregiato e sanguinante) e in seguito diventandone parte attiva, unendosi alla punk rock band Nipple Erectors (poi abbreviando il moniker in The Nips) coi quali nel 1980 registrò alcuni singoli e l’album “Only the end of the beginning” prima dello scioglimento, avvenuto nel 1981.
Nel 1982 il percorso musicale di Shane ebbe una svolta decisiva, quando fondò i Pogues, un collettivo (che inizialmente aveva scelto come moniker Pogue Mahone, cioè “baciami il culo” in lingua gaelica) che fondeva il punk rock con gli elementi folk e l’immaginario della musica celtica Irish ereditati dai geni Gaelici della famiglia MacGowan, definendo un sottogenere poi noto come Celtic-punk. Testi, spesso ispirati da poeti irlandesi, improntati principalmente sulla questione irlandese e la storia d’Irlanda (diaspora, eredità culturale, orgoglio patriottico e indipendentismo dal secolare giogo del dominio militare, religioso, economico e politico inglese) insieme al racconto delle realtà di Londra, con un occhio rivolto alla working class. Shane coi Pogues incise cinque album (dei quali l’ultimo, “Hell’s Ditch” del 1990, vide la partecipazione di Joe Strummer come producer e chitarrista nella relativa tournée di supporto, con l’ex líder maximo dei Clash a sostituire addirittura MacGowan per un breve periodo, dopo la cacciata di quest’ultimo) raggiungendo un discreto successo commerciale con l’album “If I should fall from grace with God” del 1988 e il singolo “Fairytale of New York“, prima che i pesanti problemi con droghe e alcoolismo (una piaga che ha flagellato la salute di MacGowan lungo tutto il corso della sua vita, con conseguenze che si sono ripercosse anche negli ultimi anni della sua esistenza, dove ha subìto ricoveri ospedalieri per trattare gli attacchi di polmonite, aggravati da seri infortuni ossei, che lo avevano costretto a disintossicarsi e diventare sobrio) conducessero il frontman anglo-irlandese verso una lunga spirale autodistruttiva che lo portò a essere licenziato dalla band che egli stesso aveva ideato.
Nel 1992 creò un nuovo ensemble, Shane MacGowan and The Popes, con cui ha registrato, in poco più di un decennio, due Lp, un disco dal vivo e suonato in diversi tour europei, proseguendo nel solco del Celtic folk.
Nel 2001 partecipò alla reunion dei Pogues, che non produsse nuovi full length, ma durò fino al 2014 e fu caratterizzata da un’intensa attività live. La sua parabola musicale e artistica (che lo ha visto anche in veste di attore in due pellicole, “Eat the rich” e “Straight to Hell” nel 1987) tra comparsate insieme ad altri musicisti e band e collaborazioni varie, si è interrotta nel 2020.