Lontanissima dai notevoli lavori “circensi” assieme a suo fratello Matthews nel prolifico duo Fiery Furnaces, ma non troppo distante dai suoi precedenti album da solista (Last Summer del 2011 e Personal Record due anni dopo), torna dalla recente e nuova campagna newyorkese la quarantenne Eleanor con la sua sempre accattivante voce e ci regala un album che si lascia ascoltare … lì in sottofondo: New View (Frenchkiss Records), quarantacinque minuti e undici tracce, dal 22 gennaio.
Benché l’atmosfera pop, contaminata con marcature folk e rock, risulti predominante, si nota e apprezza il tentativo di non farla sfumare dentro facili melodie reiterate per un’orecchiabilità facile e disimpegnata. Capace di rinsaldare il legame con i suoi ascoltatori habitués già da subito – e infatti sia l’opener He didn’t mention his mother, col suo insistente e mai disturbante caldo accompagnamento della batteria che rimanda anche a certi lavori di Joan As Police Woman (Run for Love, Hard white wall), che Open Season, ballatona punteggiata da chitarre elettriche molto seventies, appartengono senz’altro al bagaglio abituale della Friedberger solista – New View è però in grado di regalare una buona compagnia, semplice e misurata, anche a chi scopre o vuole avvicinarsi per la prima volta all’artista americana, sulla scena musicale da più di venti anni. Omaggi apertamente (He didn’t mention his mother) e arditamente (sfacciatamente?) dylaniani (A Long Walk), poi il folk e alcuni accenni psichedelici, vecchia strumentazione ad arricchire, un po’ di Beatles (Does Turquoise Work?), il tutto permeato da una voce così calibrata e vellutata e resa probabilmente ancora più sincera senza le pulsioni e frenesie metropolitane (recente il suo trasferimento in una zona più rurale della Grande Mela).
E allora accogliamo New View come un piccolo, delizioso viaggio nel cantautorato indie/rock al femminile, senza la velleità di voler essere un gioiellino ma a comporre quarantacinque minuti di amabile ascolto, in attesa che la nuova vita della ragazza cresciuta nel sobborgo di Chicago ci riservi un altro capitolo sul suo solitario e ben tracciato sentiero oppure un improvviso ritorno ad una sperimentazione anarchica di stampo “zappiano” in quel frullatore musicale dei Fiery Furnaces abbandonato da oramai cinque anni, forse troppo frettolosamente.
In tour quest’anno anche in Europa (Londra, Zurigo, Vienna, Berlino, tra le altre), non in Italia.
[Il luogo: una poltrona di legno, un patchwork invernale a coprirla, il crepitio di un camino acceso.
Il libro: Furore, di John Steinbeck]
TRACKLIST
1 – He Didn’t Mention His Mother
2 – Open Season
3 – Sweetest Girl
4 – Your Word
5 – Because I Asked You
6 – Never Is a Long Time
7 – Cathy With the Curly Hair
8 – Two Versions of Tomorrow
9 – All Known Things
10 – Does Turquoise Work?
11 – A Long Walk