Lost, Impero apre il disco su ritmi lenti, chitarre sinuose, elettronica in lontananza e un cupo intrecciarsi di voci (in primo piano l’inglese, alle spalle l’italiano), lasciando che a seguire sia l’ordinato e composto crescere emotivo di Watercolours. A Revelation, più concentrata sulla parte ritmica, dà l’impressione di esplodere da un momento all’altro (ma non arriva mai al punto di rottura), mentre City Dream, fragile e delicata, ci accompagna con le sue tastiere, le chitarre e i cori, fino al sofferto ed empatico evolvere di The Worst Lover (giocata su ritornelli decisamente accattivanti). Teresa Groissman, lenta ma carica di ansia e preoccupazione, travolge con chitarre inarrestabili, introducendo l’altrettanto cupa e urgente The Sky Apart. The Madrigal, infine, partendo da sonorità più solari e distese, cresce in maniera esponenziale, atterrandoci con i suoi muri di chitarra e lasciando spazio al rabbioso ed energico svilupparsi di If You Only Knew (forse il pezzo migliore della serie).
Il disco degli Electric Sarajevo è un lavoro di quelli compatti, omogenei e ben concepiti. Nove brani curati in ogni dettaglio che cullano e avvolgono con le loro melodie sempre accattivanti e intelligenti. L’utilizzo dell’elettronica li avvicina a band come i 65daysofstatic, ma il punto di partenza sono e restano i Mogwai (o, per rimanere in Italia, i Giardini Di Mirò). Un ottimo album, che piace nei momenti più composti e conquista quando tenta strade più estroverse e decise.
Tracklist:
1. Lost, Impero
2. Watercolours
3. A Revelation
4. City Dream
5. The Worst Lover
6. Teresa Groissman
7. The Sky Apart
8. The Madrigal
9. If You Only Knew
Line-up:
Massimiliano Perilli
Paolo Alvano
Andrea Borraccino
Stefano Tucci