Serena è sposata con Diego e la sua è una vita triste e solitaria che racchiude dentro di se l’orribile segreto della violenza domestica. Non c’è né pietà né commiserazione in questa storia che è una fotografia dell’angoscia quotidiana, chiusa e sigillata tra le quattro pareti domestiche, che ancora troppe donne vivono.
Elena Mearini riesce a raccontare la psiche fragile e inerme di questa donna, prigioniera della cieca morsa di brutalità del marito. La tragedia è che da questa situazione non scaturiscono mai epiloghi definitivi e irreparabili bensì la realtà si trasforma in grigia routine laddove la vittima giustifica il male subito come se fosse un destino inevitabile. Il tunnel in cui si trova questa donna diventa l’unica dimensione vivibile e questo la obbliga al silenzio e alla vergogna del non sentirsi capita gettando ancora più in profondità la propria autostima. Ciò che mette in luce questa vicenda è che le botte e le ferite fisiche non sono niente rispetto ai danni psichici e morali provocati dalla violenza sistematica di un essere più forte su un altro più debole. Si produce quindi un insano senso di colpa e una sottomessa tolleranza che fanno si che anche i gesti più infami e ingiusti rientrano in un’ottica di perdono.
Serena è rimasta fin da piccola senza genitori e cresce con zio Rinaldo che per obbligo morale abbandona una buona prospettiva di carriera pugilistica e per rimpianto e frustrazione si sfoga nell’alcool. La ragazza cresce da subito con il complesso di colpa per essere un peso e un intralcio nella vita degli altri e questo getta le fondamenta per lo svilupparsi di un carattere fragile e sottomesso. La parte più coinvolgente e straziante della vicenda è il terrore della protagonista che chiusa nella prigione del suo appartamento sente il citofono, l’ascensore che sale, la porta di casa che si apre e già sa come finirà la serata, l’unica incognita è la causa che a questo giro scatenerà il finimondo. Lo stile è secco e spigoloso e i periodi corti ed essenziali come se volessero rappresentare la coscienza ormai annichilita e scarnificata della protagonista.
Tutto questo accompagnato da una vita sessuale gretta e selvatica dove lui sfoga il suo istinto animalesco con sorda aggressività. Da qui scaturisce l’esito della vicenda perché quando Serena si accorge di essere rimasta incinta si dipana dentro di lei una forza inaspettata che la porterà a vendicare la violenza con la violenza in una spirale di distorta redenzione. Undicesimo comandamento- Uccidi chi non ti ama- da un affresco agghiacciante di una realtà che spessissimo rimane inascoltata ma che è presente e viva nella nostra società.
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