Gli Ephel Duath cambiano pelle, almeno dal punto di vista della line-up; Davide Tiso, infatti, per questo Ep ha radunato attorno a sé una serie di personaggi di spicco della scena metal mondiale, a partire da Karyn Crisis, conosciuta per le sue efferate performance vocali con l’omonima band, proseguendo con il drummer Marc Minnemann, turnista tra i più rinomati e già presente in “Through My Dog’s Eyes”, per finire col bassista Steve DiGiorgio, che, per chiunque abbia una minima nozione del genere trattato, crediamo non abbia bisogno di alcuna presentazione.
Con questa sorta di supergruppo, gli Ephel Duath proseguono un percorso artistico intrapreso alla fine degli anni ‘90 e che ha visto la band cimentarsi con quello che, in maniera probabilmente approssimativa, viene definito avantgarde-metal.
I tre brani inclusi nell’Ep, per una durata complessiva attorno ai venti minuti, non lasciano spazio a troppe divagazioni melodiche e chiaramente non ne fanno un prodotto accessibile a chiunque. La creatura di Davide Tiso appartiene alla classica fattispecie che provoca in chi la approccia odio o amore, senza vie di mezzo; ma, anche se si è avvezzi al genere, pochi e distratti ascolti non sono sufficienti per penetrare la spessa corteccia di incomunicabilità, rappresentata da un sound per lo più dissonante, entro la quale viene intrappolata una melodia che mantiene costantemente un carattere di assoluta precarietà.
L’iniziale Black Prism riporta agli ultimi lavori di Ihsahn, che d’altro canto è l’artista al quale viene più spontaneo accostare gli Ephel Duath, pur essendo questi ultimi fautori di un sound molto più estremo: infatti, l’interpretazione dei testi è senza eccezioni affidata a uno screaming lancinante a opera dello stesso Tiso e della Crisis, mentre la chitarra, accompagnata da una base ritmica ipertecnica e pulsante, solo di rado si lascia andare a pennellate semi-acustiche.
Raqia pare rallentare leggermente la tensione, ma resta in ogni caso immutato il senso di estraniamento rispetto al modo reale che questa musica è in grado di trasmettere; la chitarra conduce il brano con tonalità quasi frippiane aprendo squarci melodici piacevoli quanto illusori.
Stardust Rain chiude il lavoro con DiGiorgio che, pur senza strafare, offre i consueti lampi di grande classe e Tiso che, nel finale del pezzo, si esibisce in un bel crescendo chitarristico.
Of Death And Cosmos è ulteriormente impreziosito dal lavoro al mixer di Erik Rutan (Hate Eternal, ex-Morbid Angel), il quale contribuisce a erigere una parete sonora che ben si addice all’intensità di un disco convincente, per quanto di difficoltosa assimilazione.
Se il buongiorno si vede dal mattino, con questa nuova veste gli Ephel Duath si propongono come una delle realtà più interessanti e meno convenzionali nell’attuale scena metal.
Tracklist :
1. Black Prism
2. Raqia
3. Stardust Rain
Line-up :
Davide Tiso – Guitars, Bass, Keyboards, Vocals
Marco Minnemann – Drums
Steve DiGiorgio – Bass
Karyn Crisis – Vocals