Metti il cd nel lettore e quando il laser comincia a leggere le tracce vieni investito dalla furia iconoclasta di Nekrochant, primo cortissimo brano del secondo full-length degli australiani Eskhaton, realtà brutal death di Melbourne, che segue l’esordio “Nihilgoethy” del 2011.
Brutal si diceva, con più di un passo in territori grindcore, caratterizzato da una velocità supersonica, un growl mostruoso da parte del vocalist e chitarrista Invokocide e blast beat come se piovesse.
Purtroppo il lavoro ha due grossi difetti che ne minano la fruibilità: la totale mancanza di un accenno al benchè minimo cambio di tempo e la prolissità dei brani,che vanno quasi tutti ad avvicinare i cinque minuti rendendo l’ascolto una fatica improba.
Ci si fa violenza ad arrivare in fondo a questo disco, nonostante le buone premesse mostrate dai i primi brani che esplodono in tutta la loro straordinaria violenza, senza lasciare scampo al povero ascoltatore di turno.
I quattro australiani (oltre al citato vocalist-chitarrista, Hammerkill a frantumare pelli, Abyssnil al basso e Whirlwinded che si divide tra la sei corde e il basso) sono musicisti capaci, ma qui è la fantasia a latitare completamente rendendo il lavoro un macigno di oltre cinquanta minuti di difficile digestione.
La title-track, Dark Era e Skeleton Shrine sono gli episodi migliori di Worship Death, laddove qualche stacco rende le canzoni leggermente più varie in un album esclusivamente adatto ad accaniti sostenitori dei suoni più estremi e di annichilente violenza.
Tracklist:
1. Nekrochant
2. Obdeathed
3. Abhorrent Primaeval Devilry
4. Worship Death
5. Khromcidium
6. Esotrans
7. Deifire
8. Skeleton Shrine
9. Dark Era
10. Antilife Antichrist
11. Outro
Line-up:
Invokocide – Vocals, Guitars, Bass
Hammerkill – Drums
Whirlwindead – Guitars, Bass
Abyssnil – Bass