iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999

Recensione : Eudaimony – Futile

Gli Eudaimony forniscono un perfetto esempio di come dovrebbe essere suonata e interpretata la musica quando intende veicolare emozioni legate a qualsiasi genere di malessere esistenziale.

Disco autunnale per antonomasia, Futile, esordio su lunga distanza degli Eudaimony, è un perfetto esempio di come dovrebbe essere suonata e interpretata la musica quando intende veicolare emozioni negative legate indissolubilmente a qualsiasi genere di malessere esistenziale.

La band è composta da musicisti piuttosto conosciuti nella scena, a partire dal chitarrista dei Naglfar, lo svedese Marcus E. Norman, che qui si avvale dela collaborazione dei tre tedeschi Matthias Jell, ex-vocalist dei Dark Fortress, Jörg Heemann (più noto come Thelemnar), drummer dei Secrets Of The Moon, e Peter Honsalek, titolare del progetto neoclassico Nachtreich, al piano e alla viola.
Da questo bel mix di diverse influenze il risultato che ne scaturisce è oltremodo soddisfacente: Futile è un album che poggia le proprie basi su un depressive black metal stemperato da un’anima dark che, spesso, porta i nostri a lambire i territori battuti dai Katatonia dei capolavori “Discouraged Ones” e “Tonight’s Decisions”; rispetto a molti dei dischi di matrice DBSM i suoni sono perfetti grazie alla produzione di Markus Stock e ciò indubbiamente finisce per esaltare più l’aspetto malinconico che non lo straziante male di vivere normalmente espresso con chitarre ronzanti e urla lancinanti: infatti, lo screaming di Matthias è aspro in maniera non eccessiva e si lega perfettamente con le atmosfere del disco, che non delude affatto le aspettative createsi alla luce di una line-up così intrigante.
Il disco si dipana perlopiù in maniera lenta, salvo qualche rara accelerazione (come nella title-track) , rivelandosi la vera e propria colonna sonora di un esistenza che sia avvia alla sua ineluttabile fine senza essere riuscita a lasciare alcuna traccia tangibile.
La disperazione quindi è il tratto comune che lega brani splendidi come l’opener Ways To Indifference, A Window In The Attic e il vero capolavoro dell’album, la conclusiva December’s Hearse, episodi nei quali una melodia dolente rende ancor più drammatici i foschi paesaggi tratteggiati da Norman e soci.
Futile scorrerebbe verso il suo epilogo in maniera uniforme, se non arrivasse un brano anomalo come Portraits a spezzare la cappa di dolore che lo attanaglia fin dalla prima nota: la presenza di un ospite illustre come Mick Moss (Antimatter) alla voce finisce per rendere la traccia molto simile ad un potenziale outtake di “Leaving Eden” e, nonostante la sua innegabile bellezza, appare oggettivamente non in linea con il mood complessivo dell’album.
Un difetto (per così dire) assolutamente marginale, specie quando Futile si spegne sulle meravigliose e lancinanti melodie di December’s Hearse, lasciandoci la sensazione d’aver ascoltato un eccellente lavoro, molto più sentito e sincero rispetto a quelli di nomi reclamizzati nella scena che, dell’esibizione del dolore ne hanno fatto un marchio di fabbrica, perdendo purtroppo di vista la spontaneità del songwriting e la profondità delle emozioni che questo genere è in grado di evocare.

Tracklist:
1. Ways to Indifference
2. Mute
3. A Window in the Attic
4. Futile
5. Portraits
6. Cold
7. Godforsaken
9. December’s Hearse

Line-up :
Matthias Jell – vocals
Marcus E. Norman – guitars
Jörg Heemann – drums
Peter Honsalek – viola, piano

EUDAIMONY – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Treni ad Altra Velocità – Intervista con Fabio Bertino

Una conversazione con Fabio Bertino, autore in tempi recenti di due libri in cui racconta le proprie esperienze di viaggio lungo il nostro paese, percorrendo linee secondarie o utilizzando per gli spostamenti solo i più “lenti” treni regionali.

Amarok – Resilience

La cifra compositiva degli Amarok è piuttosto personale in quanto, rispetto al più canonico sludge doom, la band californiana non teme di rallentare i ritmi fino a sfiorare un’asfissia scongiurata dal mood atmosferico e melodico che pervade buona parte di un lavoro riuscito come Resilience.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

RIMANI IN CONTATTO

CANALE TELEGRAM
GRUPPO WHATSUP