Tornano i lombardi Evenoire, al secondo album dopo il buon esordio del 2012 dal titolo “Vitriol”, e lo fanno non solo confermando le qualità messe in risalto sul debutto, ma migliorandosi non poco.
Le molte date dal vivo a supporto del disco precedente hanno evidentemente giovato al gruppo, che si presenta in gran forma, specialmente nella prova della bravissima Lisy Stefanoni, voce che nulla ha da invidiare alle più famose colleghe e che, con il suo flauto, impreziosisce la musica del combo conferendole un tocco raffinato e dal delicato appeal folk.
Sono graditi ospiti della band Linnéa Vikström dei Therion, Riccardo Studer degli epic/black metaller Stormlord e Filippo Sascha Martignano degli Echotime, a dare ancor più lustro ad un lavoro che regala stupendi momenti di musica sognante, evocativa e che, a tratti, si arricchisce di ricami prog e gradite atmosfere sinfoniche suonate con maestria da tutti i musicisti della band.
E’ indubbio che gli Evenoire, pur senza inventare nulla di nuovo, siano riusciti a proporre in quest’album un lotto di brani stupendi che, da Drops of Amber in poi, ha momenti davvero riusciti ed a tratti esaltanti (Season of Decay) contribuendo non poco a portare il metal nazionale sempre più in alto a livello qualitativo.
Stream of Passion, Within Temptation, The Gathering e ultimi Nightwish (The Newborn Spring ha un refrain che pare uscito dalle session dell’ultimo album del gruppo finlandese) sono i nomi che più si avvicinano al mondo Evenoire, anche se i nostri giocano in modo convincente la carta folk, che dà un tocco epico al sound (When the Sun Sets).
L’album, che risulta perfetto anche in fase di produzione e mixaggio, non mostra cedimenti, le song sono tutte molto belle e l’attenzione non cala dall’inizio alla fine, le orchestrazioni non sono invadenti, del resto siamo al cospetto di un opera metal e la band ce lo ricorda con chitarre taglienti e sezione ritmica che non risparmia possenti cavalcate dall’alto spessore tecnico.
Bellissima Tears of Medusa, brano in puro Therion style dove, qui sì, le orchestrazioni prendono in mano la situazione e dove Lisy duetta con la Vikström con risultati ovviamente esaltanti, seguita da Devil’s Signs, spezzata da un bellissimo assolo dal vago approccio orientale, che risulta anche la traccia più oscura di Herons.
Grande il lavoro di batteria su The Lady of the Game, canzone ariosa e dal forte impatto prog, mentre con la conclusiva Wild Female si tornano ad ascoltare quelle sfumature folk, marchio di fabbrica della band lombarda.
Ottimo disco dunque per gli Evenoire, come detto un passo avanti non da poco rispetto al già positivo debutto, e aspettative confermate, di più non sarebbe lecito chiedere …
Tracklist:
1. Herons
2. Drops of Amber
3. Seasons of Decay
4. Love Enslaves
5. The Newborn Spring
6. When the Sun Sets
7. Tears of Medusa
8. Devil’s Signs
9. The Lady of the Game
10. Wild Females
Line-up:
Toshiro Brunelli – Guitars
Alessandro “Alex” Gervasi – Guitars
Elisa “Lisy” Stefanoni – Flute, Vocals
Daniele “Furo” Foroni – Drums
Marco “Bino” Binotto – Bass