Gli EX-P sono un trio estremamente anomalo, nella sua composizione (batteria e due bassi). Ma, a dispetto di cio’che potremmo immaginare, la loro musica non presenta ritmi serrati o sonorita’ pesanti. Al contrario, il trio opera una sorta di fusione tra elementi di free-jazz e atmosfere psichedeliche, che ricordano, in alcuni momenti, perfino certe soluzioni degli Shadowfax, sebbene in una versione assai meno aggressiva, piu’ onirica e riconoscibilmente italiana.
I due bassi danno vita, con grande versatilita’, a tessiture musicali apollinee in superficie e dionisiache nel profondo, coadiuvati da una raffinata scelta di effetti e dal suggestivo apporto del clarino. La batteria, non piu’ imprigionata nell’obbligo di “dare ritmo”, può permettersi il lusso di abbandonare gli schemi, creando colori, ambienti e rumori.Il gruppo si presenta collocandosi -non a torto- all’interno della cattedrale sconfinata del rock’, ma e’ la tendenza a scrivere pezzi costruiti solo nel loro scheletro, con ampie aperture all’improvvisazione che ci permette di cogliere anche la sua anima jazz. Ovviamente, non ritroviamo le sonorita’ di tutto cio’ che, nella nostra mente, abbiamo codificato come jazz (comprese quelle del free alla Coleman): cio’ che ritroviamo e’ soprattutto un senso di liberta’ espressiva e di continuo superamento di quegli stessi schemi che ci si è appena stabiliti.Un sottile senso di pacata malinconia (di cui certo i tre sono ben consapevoli) promana dai pezzi di questo bel CD, un sentimento originato dalla coscienza dell’imputridimento del mercato musicale cui segue la scelta di rivolgersi a un contesto culturale e musicale ormai finito e, per questo, in un certo senso, puro.