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Recensione : Falkenbach – Asa

Il ritorno di Vratyas Vakyas con il suo ormai ultraventennale progetto Falkenbach sancisce in maniera insindacabile chi sia il vero depositario del verbo folk-viking-black, alzando l’asticella ad un livello difficilmente raggiungibile dagli altri competitori.

Il ritorno di Vratyas Vakyas con il suo ormai ultraventennale progetto Falkenbach sancisce in maniera insindacabile chi sia il vero depositario del verbo folk-viking-black, alzando l’asticella ad un livello difficilmente raggiungibile dagli altri competitori.

Asa, ionfatti, mostra il completo recupero di quell’ispirazione che in “Tiurida”, lavoro comunque nient’affatto disprezzabile che rappresentava il ritorno sulla scena della one-man band teutonica dopo un silenzio durato sei anni, pareva essersi parzialmente smarrita facendo rimpiangere il precedente “Heralding”.
Il primo e inequivocabile segnale giunge fin dalle prime note dell’opener Vaer Stjernar Vaerdan che, con le sue melodie evocative, ci introduce nel magico mondo dei Falkenbach fornendo un prelibato assaggio di ciò il disco ci riserverà nel suo scorrere e, infatti, la successiva Wulfarweijd potrebbe essere utilizzata come supporto sonoro per descrivere meglio di tante parole il significato del termine “epico”.
Per comporre due brani di tale livello un numero consistente di musicisti venderebbe al diavolo, oltre alla propria, anche l’anima di familiari ed amici più stretti, ma Vratyas non allenta la presa piazzando al terzo posto in scaletta una perla folkeggiante dal titolo Mijn Laezt Wourd, eccelso preludio alla sfuriata black Bronzen Embrace che, per quanto possa apparire difficile, si colloca un gradino ancora al di sopra dei brani precedenti, grazie a melodie chitarristiche totalmente coinvolgenti.
L’alternanza tra brani di stampo folk e altri di matrice black viene seguita con una certa regolarità, ma questo unico accenno di prevedibilità viene del tutto cancellato dalla stupefacente bellezza della musica: a questo punto tocca infatti al singolo Eweroun il compito di reimmergere Asa in atmosfere sognanti, delineate dalla stentorea voce pulita del musicista di Dusseldorf.
Non c’è, davvero, una sola traccia di questo capolavoro che non meriti d’essere citata o descritta, sia pure brevemente: così, se I Nattens Stilta si segnala come il brano più cupo del lotto, laddove però il lavoro di arrangiamento delle tastiere fa completamente la differenza, conferendogli una solennità in grado di regalare emozioni e brividi a profusione, Bluot Fuër Bluot riporta alle gradevoli atmosfere della traccia iniziale.
Il finale del disco è affidato all’accoppiata Stikke Wound / Ufirstanan Folk: la prima è il manifesto di quello che è il black metal epico nel 2013 , con una chitarra capace di tessere armonie di rara bellezza, mentre la seconda chiude l’album spostando nuovamente l’attenzione sul versante folk del songwriting di Vratyas Vakyas, regalandoci quella che, nella versione standard di Asa, sarebbe l’ultima perla.
Infatti, chi volesse fare un investimento a rischio zero, potrebbe optare per il lussuoso formato a edizione limitata (2000 copie) che presenta anche un cd extra con quattro bonus track, due delle quali inedite e presumibili “scarti” della tracklist originale, che potrebbero essere, invece, i brani trainanti negli album di qualche altro centinaio di band …
Falkenbach è un nome che trascende i generi e con Asa ci regala quaranta minuti di pura poesia musicale, non solo nei suo passaggi più melodici e folkeggianti, ma anche quando la sua espressione assume i toni cruenti del black metal; salvo miracoli (sempre ben accetti, si intende) in questi ultimi due mesi, per il sottoscritto disco dell’anno.

Tracklist:
1. Vaer Stjernar Vaerdan
2. Wulfarweijd
3. Mijn Laezt Wourd
4. Bronzen Embrace
5. Eweroun
6. I Nattens Stilta
7. Bluot Fuër Bluot
8. Stikke Wound
9. Ufirstanan Folk

Line-up:
Vratyas Vakyas – All Instruments, Vocals

FALKENBACH – Facebook

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