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Recensione : Father John Misty – I Love You Honeybear

Il disco è lussurioso e multicolore. Potremmo dire che Tillman, con quella voce e quel talento compositivo, non solo poteva, ma doveva permetterselo. Questo disco è un classico.

Avevamo già avuto modo di apprezzare il feticismo di Joshua Tillman per sixties e seventies su un disco come “Fear Fun” e in pezzi come “I’m Writing A Novel” (che a dirla tutta possiede una potenza live ben superiore alla versione sentita su album). Ora, con questo I Love You Honeybear, secondo lavoro nei panni di Padre John il Nebuloso, emerge l’adorazione per la più recente delle due stagioni, quella seventies: feticismo testimoniato dalla produzione impeccabile di Johnathan Wilson (un po’ il godfather moderno dei ’70). E vuoi la produzione, vuoi la classe e la finezza degli arrangiamenti, questo disco non annoierebbe neppure uno che certi settanta, li rifiuta alla radice, e toccherebbe le corde profonde pure di certi camionisti di mia conoscenza, o del più rozzo degli ascoltatori.

Il lento incedere dell’overture I Love You Honeybear apre le danze in un modo inaspettatamente orchestrale e per nulla sommesso, si passa quindi a Chateau Lobby #4, tenera e messicaneggiante.
Segue True Affection canzone anomala e fuori contesto, ma non per questo meno raffinata (sembra un pezzo dei Bear In Heaven), introduce Tillman nel magico mondo del synth e delle drum machines, per riassestare poi il tiro con la compostezza e le sonorità quintessenzialmente americane di The Night Josh Tillman Came To Our Apt., e soprattutto al momento più sensuale del disco When You’re Smiling And Astride Me, forse (e a ragione) il capolavoro di John Misty: bagnata di atmosfere gospel e soulful, rimasticate in chiave West-Coast-Melancholia.
Nothing Ever Happens At The Goddamn Thirsty Crow potrebbe assurgere al ruolo di soundtrack della provincia alcolica, un tema caro a me quanto,penso, a tutti gli inhabitants della provincia ligure (da ascoltare sul “tubo” la versione in studio con la band). Bored In The USA è un brano da operetta rock, I Went To The Store One Day chiude il lotto, o il cerchio, se si vuole, con un classicissimo fingerpicking folk.

Non c’è dubbio che il tema, il trait d’union dell’opera tutta sia l’amore: che sia l’alchimia di un rapporto intellettualmente superiore al carnale, che sia l’amore di una puttana ubriaca, questo disco ci parla di eliminare le nostre censure emotive ed abbandonarci alla ricerca di una spiritualità arcaica. Detti nell’epoca del social network, e soprattutto nell’epoca dell’ambivalenza del mi piace/non mi piace, sono pensieri molto semplici che ritrovano una loro forza concettuale, soprattutto nel momento in cui assimiliamo il fatto che è la banalità a governare buona parte dei nostri giorni, e governerà quelli che ci rimangono.
Il disco è lussurioso e multicolore. Potremmo dire che Tillman, con quella voce e quel talento compositivo, non solo poteva, ma doveva permetterselo. Questo disco è un classico.

Tracklist:
1. I Love You Honeybear
2. Chateau Lobby #4 (In C For Two Virgins)
3. True Affection
4. The Night Josh Tillman Came To Our Apartment
5. When You’re Smiling And Astride Me
6. Nothing Good Ever Happens At The Goddamn Thirsty Crow
7. Strange Encounter
8. The Ideal Husband
9. Bored In The USA
10. Holy Shit
11. I Went To The Store One Day

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