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Recensione : Fauve – Vieux Frères, Partie 2

I Fauve sono argento vivo, sono un pugno nello stomaco all’immagine romantica parigina, sono una nuova realtà della florida e complessa scena musicale indipendente francese. I Fauve sono il grido di testimonianza di una generazione confusa.

I Fauve sono argento vivo, sono un pugno nello stomaco all’immagine romantica parigina, sono una nuova realtà della florida e complessa scena musicale indipendente francese.

Band ma anche collettivo artistico/musicale formatosi nel 2010, i Fauve sono al secondo album (Vieux Frères, Partie 2) , un anno spaccato dopo la prima uscita (“Vieux Freres, Partie 1”); l’onda Fauve non ha cessato negli ultimi due anni di crescere e prendere consapevolezza della propria forza e energia, raffozata da una serie quasi ininterrotta di concerti a seminare parole energia musica, nella capitale francese e in ogni angolo della Francia, passando in 18 mesi dal pub di quartiere semivuoto fino a riempire sale sempre piu grandi, festival e nel 2015 zenith (grandi strutture dedicate alla musica dal vivo, versione appena piu civile dei palasport italiani).
Questa crescita esponenziale non è una bolla di sapone, perché i Fauve sono un gruppo generazionale. Ebbene si, prendete nota: generazionale. Chiunque sia nato negli anni 80 e abbia toccato con mano una vita “metropolitana” ritroverà nelle parole, nei suoni, nell’energia, nella rabbia e nei silenzi dei Fauve attimi strappati dalla propria esperienza e reincollati di fretta in un collage che è allo stesso tempo aggressivo e malinconico, feroce e in cerca di intimita e di una parola gentile. Prendere per esempio Juillet (1998), brano di apertura che cita la storica vittoria della Francia al Mondiale di calcio, evento generazionale per eccellenza e nel cuore francese, una sorta di Notti magiche italiane ma condita dal successo sportivo e sociale, trasformandola in una parabola autobiografica e contemporanea. Oppure le precedenti “Haut les Coeurs” e “Blizzard”, contenute nell’EP omonimo del 2013, che rimbalzano tra disperazione giovanile (blizzard=mal di vivere) e consapevolezza di essere tutto sommato una generazione sgangherata ma fortunata. Anche solo per la chance di essere insieme, di avere amici veri (Vieux Frères, la serie di canzoni Rag), di scegliere, di potersi innamorare.
Se all’inizio quasi mi ricordavano gli Offlaga Disco Pax per una certa dialettica costante e a volte paraddosale tra cantato/parlato e musica suonata (al netto del sarcasmo e disillusione post-comunista del gruppo italiano), il messaggio dei Fauve è pero un altro: l’urgenza, il movimento, il non fare prigionieri né volere dare lezioni, il testimoniare un’epoca (oggi), una città (Parigi), una condizione (giovani e in evoluzione), un paesaggio (metropolitano), un suono (che parte da ritmi urbani e hip hop ma viaggia lontano, a ogni metro piu meticcio).
I Fauve sono post. Suonano riff post-punk, cantano rime post-hip hop, sono post-ideologici, post-romantici, post-adolescenziali, post-razziali, post-canzoni d’amore (dedicate a una donna – “Lettre à Zoe” da “Vieux Frères Partie 1”- , ma anche a amici o ad un uomo – “Kané” in “Blizzard”-), grafici (il loro simbolo ≠ è universale e ne sostituisce spesso il nome), social network, a volte caricaturali e provocatori, forse pure alla moda. Ma soprattutto sono vivi. Sono in movimento e in evoluzione, un po sboccati e magari selvaggi, come il nome che si sono scelti, ma in ogni caso veri.

Tracklist:
1.Juillet (1998)
2.Paraffine
3.Rag #5
4.Tallulah
5.Bermudes
6.Azulejos
7.Sous les Arcades
8.T. R.W.
9.Rag # 6
10.Révérence
11.Les Hautes Lumières

Line-up:
Quentin Postel
Pierre Cabanettes
Simon Martellozo
Stephane Muraire
Nicolas Dardillac

FAUVE – Facebook

http://fauvecorp.com

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