“…tutto cio’ che volevo fare era dipingere luce sui muri della vita…”
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Come per tutti I ragazzini colmi di passionalita’ e ingenuita’ gli ideali sono da vivere fino in fondo.
Ed anche il little boy Lawrence Ferlinghetti non puo’ essere da meno.
Il Novecento e’ il secolo delle grandi idee, degli ideali, delle ideologie che vanno vissute con grande passione o odio viscerale.
Ed anche lui, figlio del suo tempo, si getta a occhi chiusi nel flusso della corrente che agita la coscienza di milioni di uomini.
E il flusso del tempo si chiama guerra, guerra di liberazione, crociata antinazista.
E va alla guerra con la fede dei liberatori.
Sino a che lo sostiene la fede dell’ideale.
Sino a che questo ideale viene accecato da una luce abbagliante:…la luce della Atomica di Nagasaki.
E il ragazzino, qui, si trova di fronte, drammaticamente, alla sua coscienza denudata da ogni illusione.
Ad una scelta di vita.
I suoi ideali sono massacrati da una realta’ assurda e inumana.
Chiudere gli occhi e vivere con fanatismo l’ odio ideologico che ha mosso la sua coscienza, o aprire gli occhi ad un modo nuovo di osservare il mondo e le miserie umane ?
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Credo che oggi non esisterebbe un poeta, pittore, scrittore, editore simbolo e cantore del pacifismo, di nome Ferlinghetti, se questi non avesse vissuto quella profonda esperienza umana.
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Ma come tutti I traumi da illuminazione, cio’ che segue e’ confusione, vuoto, brancolamento, tentativi e ricerca senza fine: la perdita del centro di gravita’ indiscussa di un ideale fa’ scoprire la tragica necessita’ di responsabilizzare la propria coscienza anche contro un mondo, un coro di dissensi e ostilita’.
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E qui nasce il poeta maledetto Ferlinghetti, ” l’ ultimo dei bohemien “ come lui si definisce alla fine della guerra.
L’ artista ” irregolare ” che come I dadaisti degli anni 20 esprimeva con la burla, con I nonsensi, la non convenzionalita’, la anti grammaticita’, il rifiuto dei codici politichesi e ideologici.
Esprimeva la sua avversione alla guerra, alla aggressione, alle atrocita’ della belva umana.
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Riscoprendosi,- ancora e sempre piu’,- il little boy che dalla adolescenza si portava celato dentro.
Il ragazzino che sognava “dipingere luce sui muri della vita “.
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C’e’ chi lo ha voluto ” esistenzialista” ( ma Sartre gli stava stretto ); chi lo ha voluto ” beatnik ” ( ma Kerouac e Ginsberg li considerava si amici ma ” poeti di diverso orientamento ); chi infine lo voleva ” surrealista ” ( ma non amava il paradosso e voleva guardere la realta’ con occhi poetici ma disincantati ).
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Forse, e dico forse, egli e’ un uomo vero, un uomo che ama la vita e l’ umanita’ nonostante sia ben conscio di cosa si cela nel fondo del cuore umano.
E ripeto “forse ” perche’ e’ impossibile giudicare cento anni della vita di un uomo; anzi giudicare e’ assurdo e inumano.
PERCHE’ E’ DAL GIUDIZIO CHE SI GENERANO TUTTE LE INGIUSTIZIE !
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E Ferlinghetti ha scoperto con la vita il dono del NON GIUDICARE !
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IL MONDO E’ UN GRAN BEL POSTO PER NASCERCI, se non date importanza alla felicita’ che non e’ sempre quel gran spasso….
IL MONDO E’ UN GRAN BEL POSTO PER NASCERCI, se non date importanza alla gente che muore continuamente…
IL MONDO E’ UN GRAN BEL POSTO PER NASCERCI, se non vi state troppo a preoccupare per qualche cervello morto che sta su ai posti di comando…
SI IL MONDO E’UN GRAN BEL POSTO PER NASCERCI, per un sacco di cose come fare la recita della farsa della vita, fare la commedia dell’amore, fare la scena della tristezza……
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…..o solo… genericamente…
” godendosi la vita ! “
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Lawrence Ferlinghetti