Cos’è il rock cosmico? Direi semplicemente la psichedelia più liquida e jamming che possiate immaginare. Uno space rock lento e sinuoso che si presenta all’organo uditivo come una lunga esperienza di trance ipnotica. E se si leggono le releases notes sul sito dell’etichetta si scopre che è proprio questo il significato che il quartetto cileno ha inteso dare alla propria musica: un’esperienza di trance tra amici trasformata in musica. Per i musicofili: gli Hawkwind ma anche e soprattutto i Can e i più contemporanei Psychic Ills come numi tutelari.
Questo II, non fatevi ingannare dal numero, è la loro prima prova su full-length, il primo tentativo di allargare gli spazi del loro universo lisergico. E il tentativo, va detto, ha dato buoni frutti. Diviso in appena cinque pezzi, che si presentano come lunghe jam psichedeliche più che canzoni vere e proprie, il disco scorre seguendo linee armoniche apprese dalla drone, induce momenti di trance e stupisce per le soluzioni di arrangiamento basate sui synth, che accompagnano il lento incedere della musica e che sferzano qua e là il metronomico andare dando significato e corpo al concetto di rock cosmico.
È un lavoro piuttosto difficile, in casi come questo, mettersi a scandagliare i singoli pezzi per trovare connessioni, influenze e tentare etichettature. E forse, pure un po’ meschino. E allora accontentatevi dei nomi fatti sopra, piazzate il disco sul piatto e fatevi questo viaggio. A me, personalmente, sono piaciuti molto la partenza e prima tappa con arrivo in volata e fiato tirato (Trees), la seconda tappa, quella 9 che, giustamente, si dipana per nove minuti introducendo la mente al viaggio sonoro, e la tappa finale, quella Pulsar che tira le fila del discorso psichedelico per oltre diciassette minuti. Che poi, volendo, si riparte.
Tracklist:
Side A
1. Trees
2. 9
3. Rio
Side B
4. 99
5. Pulsar
Line-up:
Juan Pablo – basso, voce
Diego – Batteria
Domingo – Chitarra
Alfredo – Synth