9 dicembre 2017, per gli ansiosi come me quasi fine anno.
Credevo le sorprese fossero finite e invece no, Frah Quintale ha pubblicato Regardez Moi, album d’esordio solista.
La presentazione del progetto a Milano si è tenuta il 24 novembre in Santeria Social Club durante la Music Week, un concentrato di concerti ed eventi che a seguirli tutti ci volevano il dono dell’ubiquità, il giratempo di Hermione Granger e una riserva di Red Bull da iniettare direttamente nelle vene.
Chi poteva aveva solo da scegliere, e chi come me non poteva, doveva aspettare. Solo una settimana, per fortuna.
Nell’attesa del Live al Circolo Ohibò ho letteralmente abusato di spotify, imparato a memoria i testi e pianto e ballato a seconda del pezzo. Regardez Moi è un album tristissimo ma ti prende bene lo stesso: un amore finito, il sentirsi inadeguato in un mondo diverso, una città piccola e grigia che però ami lo stesso. La giusta dose di nostalgia e ironia. Un album di cui avevo decisamente bisogno.
Frah Quintale viene da un progetto completamente diverso, i Fratelli Quintale, gruppo rap che non conoscevo e che a quanto pare era già invece piuttosto conosciuto. Così, nonostante fosse passata solo una settimana dalla pubblicazione dell’album e pochi mesi dall’uscita di 2004, mini album d’esordio solista, il live del Circolo Ohibò era sold out e io ho rischiato di non trovare il biglietto.
Novità per novità, al Circolo Ohibò non c’ero mai stata: tre stanze, biliardo e biliardino, un cortile con alberi sovrastato da palazzi altissimi e un pubblico incredibilmente eterogeneo, tipo che in zona fonico c’erano due Milfone russe a cantare a squarcia gola “è colpa del vino//se ho fatto un casino”, roba che non si capiva se guardare lui oppure loro.
C’è da dire che il seguito di Frah è piuttosto variopinto, l’artista prende tutti, dai giovanissimi al primo amore a quelli meno giovani, ma col cuore ancora romantico. In più la produzione freschissima di Ceri, che pure era sul palco, accompagna i testi in un mood leggero e accattivante.
Irresistibile nonostante si stesse stretti e tutti sudati gli uni sugli altri.
Il live di Frah Quintale non ha deluso le mie aspettative: presenza scenica, spontaneità e una poetica semplice, ma sensibile e vera. Situazioni del quotidiano raccontate con strafottenza, ironia e convinzione, cantate con carisma e, sorpresona, intonazione. Uno che è intonato anche mentre distribuisce free drink.
Un anno di concerti, perlopiù pieni di stecche camuffate o volute, trasudanti autocommiserazione da fine relazione, e finalmente a dicembre, c’è uno che è sempre intonato, che parla di una delusione d’amore, ma che la prende bene. Cos’altro potevo chiedere?
La Dark Polo Gang, regalo di Nicolò Posenato ai dischi.
Un anno di concerti, di scoperte musicali, e ho dovuto seguire Frah Quintale al circolo Ohibò per trovarmi finalmente a tu per tu col fenomeno della trap italiana. E mi spiace per i detrattori (me in primis che a un primo ascolto in auto li avevo bocciati e chiusi fuori porta senza diritto di replica), ma ho ballato tutto il tempo.
Colpa del vino?