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Francesco Rigoni – Continua A Mangiare Troppo

Il Santo che recensisce un cantautore? Dove andremo a finire

La fanzine che state leggendo se avete deciso di dare un’occhiata a questa recensione ( lo so che è una webzine ma io sono un passatista nostalgico e quindi prediligo la vecchia denominazione) ha i suoi anni, diciamo che è maggiorenne, ed io ho avuto il privilegio di collaborarvi fin dai suoi albori.

Come ogni iniziativa di questo genere anche questo nostro piccolo spazio liberato ha avuto una sua fase pionieristica nella quale a portare avanti il tutto si era davvero in pochi e ci si vedeva quindi costretti ad occuparsi di qualsiasi cosa arrivasse anche di cose che non si conoscevano granché. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e, per quanto riguarda me, ho potuto dedicarmi a ciò che prediligo vale a dire il rock’n’roll più basico e energico.

Questo mio pezzo su Francesco Rigoni sarà dunque un piccola eccezione dettata dal fatto che questo Continua a mangiare troppo mi è stato proposto da una persona di cui non farò il nome (non ama le luci della ribalta) ma della quale ho grande stima.
Prima di cominciare a parlarvi del disco in questione una piccola avvertenza, a me i cantautori fanno l’effetto ottimamente documentato in Animal House nella scena dove John Belusci sfascia la chitarra del malcapitato menestrello contro il muro.

Bene con questo penso di aver messo come si suol dire le mani avanti e quindi di poter buttar giù queste righe con la consapevolezza ci chi tratta qualcosa che in fondo conosce in modo superficiale, chissà che ciò non possa favorire un giudizio obbiettivo e imparziale? Ecco quindi alcune considerazioni in merito a questo esordio di Francesco Rigoni; innanzitutto i pezzi non sono mai stucchevoli ed i testi sono interessanti ed originali senza essere pretenziosi, tranello che la maggior parte dei cantautori non riesce ad evitare.

I brani migliori sono a mio sindacabilissimo giudizio Uomo di pane nel quale affiorano riminiscenze nel modo di scrivere e di cantare di De André, un modello con il quale chi propone un certo tipo di cose si deve volente o nolente confrontare; Pandora canzone davvero piena e ricca tanto da far sembrare il nostro un vero e proprio one man band e Ingravallo nel quale l’autore si trasforma in un vero e proprio cantastorie usando in maniera davvero mirabile la sua chitarra.

Questo è quanto spero soltanto di aver reso un buon servizio a chi questo questo disco lo ha scritto e realizzato e a chi me lo ha proposto, non vi nascondo che il vostro parere su quanto scritto mi incuriosisce davvero molto.

1) Nella pancia,
2) Mi cantino,
3) Uomo di pane,
4) Pandora,
5) Il campione di un tempo,
6) Continua a mangiare troppo,
7) Ghost town blues,
8) Occidente,
9) Ingravallo,
10) Friederich

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