Di calcio in Italia se ne parla fino alla nausea, è la valvola di sfogo di un popolo malato di questo gioco. Krauspenhaar è uno scrittore eclettico, autore di buoni libri come “ Le cose come stanno”, “ Cattivo sangue “, redattore di “ Nazione indiana “, uno dei blog letterari più seguiti dalla rete. I due elementi suddetti sono la colonna portante di questo libro, ovvero il racconto di una passione che dura una vita e che scandisce i tempi di questa vita. Sono scene che ha vissuto ognuno, intrappolati da una passione che non ha nulla di razionale, poiché il calcio, come dice l’autore, è qualcosa che non può essere pulito e corretto.
Il calcio è qualcosa che contrappone due tribù, è qualcosa che cambia con te, è una passione che ti scorre dentro, e che può capire solo chi è simile a te. I momenti della vita di Krauspenhaar sono scanditi da varie esperienze calcistiche, che sono anche il metronomo della sua vita. Una cosa molto importante è il cambio di squadra : infanzia interista, con una lieve infatuazione bianconera, per poi passare al Milan, e poi tornare alla vera squadra della sua vita, l’Internazionale Football Club. Sì perchè si può cambiare squadra, anch’io da piccolo ero interista, poi mi sono innamorato del Genoa, anche per motivi di tifo, infatti la mia visione del calcio, rispetto a quella dell’autore, è più legata al mondo ultras, e ai suoi riti. Trovo questo libro molto piacevole, soprattutto a causa della scrittura davvero sciolta e disinvolta di Krauspenhaar, che ti fa leggere anche settanta pagine a sera. Ognuno poi può far partire il film dei propri ricordi, viaggiando paralleli a quelli di Krauspenhaar. Il libro ti lascia un po’ in bilico, come appunto un’emozione calcistica, che a volte è come un orgasmo, ti lascia sfinito e contrariato. Libro ampiamente consigliabile a chi ha ancora un’idea romantica del calcio, pur sapendo benissimo che di nobile vi è molto poco in questo gioco. Almeno nella nostra penisola.
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