Freakshow è una storia di mostri umanissimi tra umani un po’ mostri.
Il circo itinerante Korallo’s gira nella spazio per proporre il suo spettacolo. La ciurma diretta da Korallo, anima e boss di questa attività, è formata da un popolo selezionato di freak, esseri deformi e fenomenali, questi monstrum nell’accezione latina: dei prodigi, esseri fenomenali, portentosi, eccezionali. Una specie di Corte dei Miracoli futuristica ma in grottesca salsa d’antan da circo di fine ottocento. In questa marmaglia dedita allo spettacolo da circo affiorano nani, giganti dalla forza brutale, donne grassissime e uomini stecco, sorelle siamesi, donne barbute, uomini focomelici, ragazzi microcefali, la tipica dotazione fenomenologica di un buon circo stile Barnum.
Ma Pee Gee Daniel, l’autore di questo romanzo edito da Kipple nella collana Avatar , romanzo vincitore del Premio Kipple 2016, ci trasporta tra gli accadimenti di questa strampalata truppa di freak in un’epoca diversa da quella che ci si potrebbe aspettare, in città che hanno tutto l’aspetto di quelle odierne ma su cui scorre trasversale una serie di riferimenti che ci fanno capire che siamo in un mondo infinito, nel quale l’uomo è riuscito a viaggiare nello spazio e a colonizzare altri pianeti. Dunque questa ambientazione superkitsch, ambigua e di un nobilissimo trash, tra surreale in salsa fine secolo e trama spaziale, fa acquistare al libro una stravagante e interessantissima peculiarità. Come in maniera sopraffina contaminare i generi, insomma, come aggiungere verve a un adattamento che così compare duplice (o triplice, ad infinitum), e che vagamente traveste il racconto di un’atmosfera stile Steampunk, e poi grottesca, e ironica, totalmente visionaria.
La banda di questi deformi circensi, tra struggimenti e voglia di riscatto, comincia a credere all’arrivo di uno strambo messia le cui narrazioni di gesta e il cui aspetto viene sussurrato tra loro come un segreto colmo di speranza. Il messia si chiama Uincio Uancio e presto verrà a salvarli per portarli nel mondo fantastico dei freak, si dicono, un mondo in cui la loro cosiddetta “anormalità” è un bene prezioso, non un motivo di scherno o ribrezzo. Così la storia si tinge di giallo (ulteriore tassello di genere in questo caleidoscopio narrativo) dato che la comitiva comincia a perdere in maniera misteriosa i loro membri uno alla volta, che scompaiono senza lasciare traccia. Che sia il Salvatore Uincio Uancio che viene a prelevarli per portarli in un mondo migliore?
Questa storia è assolutamente da leggere perché riesce a creare un connubio singolare di atmosfere e ambientazioni e generi, con un linguaggio ricercato che anch’esso sembra attingere da un certo genere di romanzo di fine secolo, con richiami a squisite interpretazioni della lingua che sì all’inizio sembra inceppare un poco la lettura per la sua voluta ricercatezza ma che poi si fa godibilissima divenendo a tutti gli effetti una caratteristica inscindibile al racconto.
Giallo, humor, fantascienza, amalgamati da una narrazione istruita e nozionistica: ecco un pacchetto esclusivo da non lasciarsi scappare.
Pee Gee Daniel si profila come acuto narratore, infilandosi nei pertugi sofisticati di una narrazione che ha la pregevolissima caratteristica d’avere un timbro personale immerso nella propria eccentricità, sicuramente degna d’esser letta perché ci regala un viaggio nella fantasia e nelle parole che non è comune.
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