Perché recensire un disco uscito 49 anni fa? Perché cercare tra le pieghe del tempo suoni e rumori che per molti appaiono triti e contriti?
Perché non posso fare a meno di lanciare questo disco a mo’ di frisbee nell’aere? Perché devo lanciare questo disco nell’aere se riesce a suonare bene solo nel mio grammofono a manovella, per giunta altamente ecologico?
Sì, sì, lo so che i molti usano la corrente elettrica erogata dallo Stato, tramite presa di corrente a cui è collegato il giradischi, al fine di sentire la musica; eppure la meccanicistica prova a mano mi risulta migliore da impiegare, perché c’è sempre una remota eventualità, cioè, che il citato disco possa colpire alla carotide, magari all’improvviso, per un erroneo lancio sonoro, un malcapitato ascoltatore e con ciò consentirgli di dire (al fottuto sgozzato) ADDIO, a dio o a chi vorrà lui.
Ma per fortuna i Free non sono spariti nella polvere degli addii, se, evidentemente, ancora qualcuno ne parla.
Le otto tracce – sette firmate Fraser & Rodgers – incantano, nonostante l’hard rock blues sia oggidì un genere da tirare fuori solo ad Halloween, forse; e lo farebbero ancor di più, incantarci, se abbandonassimo le tante pesantezze (e tecnicismi) accumulate durante il passare delle decadi. Dopotutto qui c’è molto più del semplice HRB, c’è l’artigianato abbacinante di pezzi luccicanti ed intensi, sensuali, muscolari, taglienti, sofferti, vissuti nel profondo del tuo vuoto cosmico, luogo da dove riecheggiano come quando fuori piove, e tu, inzuppato sino al midollo, non hai neppure più un centesimo di euro in tasca da poter puntare sulla ruota della fortuna, perché quella cifra è troppo misera persino per fare una scommessa. Sob!
E allora ti prendi un periodo sabbatico e vai in apnea dentro il bell’album Free Live!
In immersione, noterai di certo che qualcosa di stonato salta fuori dalle belle accordature del tuo pensiero preconfezionato, facendoti sentire libero di invadere ed abitare altra sensibilità, alternativa, capace di aprire in due il petto a causa dell’impeto viscerale che ti è entrato dentro, manco fosse Latte di Suocera! Capito? La materia sonica brucia in gola per corrosione delle sedimentazioni di cui prima e i polmoni si fanno leggeri leggeri per evaporazione di quelle, come se respirassi insieme a Messner in alta quota, lì a brindar con acqua lieve e dolce in nome di una ritrovata purezza rigenerativa. Fa questo effetto ciascun brano estratto dall’incisione del Live, riforesta la grazia dell’ascolto, adoperando un distacco dalle solite prospettive e aspettative quotidiane (altrimenti perché ascoltare musica?).
L’originalità della proposta fa strike contro ogni ostacolo, straripa e divelle ad ogni livello ritmico creato (Andy Fraser al basso e Simon Kirke alla batteria docent), a cominciare dall’apertura a ruota libera di All Right Now, guidata dalla raschiante, naturalmente energica, voce di Paul Rodgers, che vive in simbiosi con la fulgida strumentazione sfociante nella coralità accarezzata dal magnetico appeal sonoro: – Si tocca dunque l’estasi?
La bellezza esposta dalla track numero uno, identicamente viene versata sulle sinuosità della seguente I’M a Mover, dedita a tirare la lunga coda della preda verso di sé, manata dopo manata, una volta saldamente catturata con espediente magistrale.
Be My Friend parla una lingua universale che scopre paesaggi umorali di forte impatto lirico; la song vive l’emozione di completo assoggettamento al sounding extraterrestre e le finezze di Paul Kossof si riscontrano anche negli arpeggi.
L’album (reinciso in futuro con buone bonus track) viene dopo l’esperienza fatta all’isola di Wight (1970) e l’estenuante tour per promuovere il long playing Highway, benché la fine sia prossima, a causa della dipendenza da eroina di Kossof.
Fire & Water, Ride On A Pony, Mr. Big, The Hunter (reinterpretazione semplicemente unica di un classico di Albert King), continuano a segnare il raggiunto apice artistico maturato dalla band, sfilando con incontenibile classe entro il classico assetto a 4, fortunatamente eternato dal vivo dalla Island Records. Era il 1971.
Disco di estrema risonanza, rappresenta il meglio della produzione globale live dei seventies…
Track List
1. “All Right Now” – 6:24
2. “I’m a Mover” – 3:46
3. “Be My Friend” – 5:56
4. “Fire and Water” – 3:56
5. “Ride on Pony” – 4:30
6. “Mr. Big” (A. Fraser, S. Kirke, P. Kossoff, P. Rodgers) – 6:13
7. “The Hunter” (Booker T. Jones, C. Wells, Al Jackson, Jr., Donald Dunn, Steve Cropper) – 5:29
8. “Get Where I Belong” – 4:19
Etichetta Label: Island Records