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From My Windows – Mercoledì 1 Aprile 2020

From My Windows - Mercoledì 1 Aprile 2020:

- Playlist COVID19 di Azzurra Guerrini

- Guerra di Marco Valenti

- Il noise può uccidere il viru...

– Playlist COVID19 di Azzurra Guerrini

– Guerra di Marco Valenti

– Il noise può uccidere il virus? di Silvano

Il nostro diario giorno per giorno.

 

 

Playlist COVID19 di Azzurra Guerrini

Tra una Pushup e una panificazione, all’interno delle nostre prigioni, quale miglior modo per scendere nel baratro della paranoia e della pazzia se non con una buona colonna sonora???
A voi dieci tracce per prenderla con filosofia (più o meno) e shakerare un po’ i nostri gluteus maximus ormai deformati da lunghe sessioni di divano e se proprio la modalità quarantena è entrata in voi, potete sempre fischiettare.

Alberto Fortis – Milano e Vincenzo
Ivan Graziani – Pigro
Bugo – Casalingo
Voina – Welfare
The Leading GuySe ti tagliassero a pezzetti
Adriano Celentano – Prisencolinensinanciusol
Donatella Rettore – Lamette
Lucio Dalla – L’ultima luna
Rocky Roberts – Stasera mi butto
Bee Gees – Stayn’alive

Guerra di Marco Valenti

 

L’idea è quella di ricontestualizzare le parole di ogni giorno, partendo dal loro significato originario e finendo per [ri]adattarle all’isolamento cui siamo stati costretti.
Quella che ho scelto oggi è “guerra”

Guèrra s. f. – Conflitto aperto e dichiarato fra due o più stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., nella sua forma estrema e cruenta, quando cioè si sia fatto ricorso alle armi. Serie di atti ostili tra due o più persone o gruppi; lotta, discordia, contesa.

Non siamo in guerra.
Stiamo attraversando un momento [molto] difficile, ma la guerra è un’altra cosa.
Stiamo attenti alle parole. Al loro significato e alle conseguenze dell’uso [ma in questo caso abuso] che ne facciamo. Le parole sono importanti. E mai come oggi rivestono un ruolo “vitale”. Soprattutto per tutti coloro che dicono di [voler] fare informazione.
Siete soprattutto voi i primi che dovrebbero essere a conoscenza dell’uso “criminale” che state facendo dell’informazione. A forza di ripeterci che “siamo in guerra”, che i morti sono “caduti in battaglia”, che io e i miei colleghi “siamo in trincea”, alla fine riuscirete a convincere più di qualcuno che le cose stiano esattamente in questo modo. Anche se sapete benissimo [dall’alto delle vostre lauree e dei vostri master] che non è così.
Non siamo in guerra.
La guerra presuppone un conflitto fra due parti. Qui però siamo tutti dalla stessa parte. Non c’è un nemico verso cui indirizzare le nostre “armi”. La retorica che gira intorno alla necessità di avere sempre e comunque un nemico ci porterà [e a ben vedere lo sta già facendo] a guardare i nostri simili con occhio sempre più diffidente. I potenziali “untori” odierni domani assumeranno un’altra forma, li inquadreremo con un altro nome, ma il significato che attribuiremo loro sarà sempre il medesimo. Saranno i nostri nemici.
L’isolamento fisico di oggi si trasformerà nell’isolamento mentale di domani. Il passaggio che porta all’idiosincrasia verso gli altri è molto meno difficile di quanto si pensi. Non ce accorgiamo ma già ora siamo portati a guardarci intorno in modo sospettoso. Basta stare per pochi minuti in coda al supermercato o in farmacia e siamo già tutti “nemici”.
Non siamo in guerra.
Stiamo cercando di contenere gli effetti di un’emergenza sanitaria che non ha precedenti per tutti quanti noi nati nel secondo dopoguerra. Non è una guerra ma un’emergenza sanitaria, non mi stancherò mai di dirlo. È ora di piantarla con le terminologie belliche. Non portano mai a niente di buono. Non sono io a dirlo, ce lo insegna la Storia. Peccato che la Storia non ci abbia però ancora insegnato che nel momento in cui ci si divide iniziano i problemi. O meglio, in cui riusciamo a permettere a chi vuole dividerci di avere gioco facile.
Non siamo in guerra.
Non speculate su chi è più debole, su chi ha paura, su chi non ha idea del domani che lo attende, su chi non ha la possibilità di informarsi su ciò che sta accandendo e si fida delle notizie dei telegiornali. Il grado di civiltà di un paese non si misura solo sulla percentuale di scolarizzazione. Si misura nei momenti di crisi, di difficoltà. Si misura con la concretezza delle risposte e con il silenzio nel momento in cui vengono poste in atto. Non con le trasmissioni televisive in cui si urla. Voi sì che state combattendo una guerra, quella dell’audience. Dimenticavo questo piccolo particolare…
Mi fate solo pena.

 

Il noise può uccidere il virus? di Silvano

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Una risposta

  1. Io mi sento in guerra con lo Stato e la politica da quando Berlusca salì al potere. Quei bui tempi di riforme decretini ed editti mi fanno ancora vomitare se ci ripenso. Per il virus, invece, direi che ce l’ hanno proprio mandata.

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