Terzo capitolo sulla lunga distanza (pubblicato sempre dalla benemerita In The Red Recordings) della saga Fuzz, power trio californiano autore di un torrenziale garage-heavy rock , nonché una delle band che vede protagonista l’instancabile Ty Segall, autentico stakanovista dell’universo rock ‘n’ roll (ormai si è perso il conto di tutti gli album che ha prodotto-registrato, e i progetti e collaborazioni a cui ha preso parte e suonato in questo ultimo decennio) qui alle prese con la batteria.
Il menestrello elettrico di Laguna Beach si fa accompagnare, anche questa volta, dai compari Charles Moothart (che ha sfruttato il periodo di lockdown, causa pandemia covid, per affinare le sua abilità artistiche, ed è diventato anche video maker, realizzando il videoclip del singolo “Spit”) e Chad Ubovich, sciorinando 8 canzoni che beneficiano della supervisione del guru Steve Albini, il quale, pur lasciando la band libera di scorrazzare lungo i consueti sentieri di acid hard rock stonerizzato, tipo i Blue Cheer con dieci casse di birra in corpo che fanno il verso a Kyuss e Fu Manchu (il riffone di “Returning” che apre e chiude il disco, “Spit”, “Time Collpase”, “Blind To Vines”) e orgasmi Sabbathiani (“Nothing People”e “Close Your Eyes”) ha comunque preservato l’attitudine garage rock (nella seagalliana “Mirror”) e ha impresso il suo marchio sul disco, asciugando il sound e rendendolo più in-your-face e primitivo, senza inganni né trucchi da studio.
Senza nulla togliere ai due ottimi compagni di avventura dei Fuzz, è però innegabile il dato di fatto che sia comunque Ty Segall a spiccare, anche quando in un gruppo ci si dividono le luci dei riflettori, ed è incredibile constatare la bravura di questo ragazzo (suona da una vita ma ha solo 33 anni) che sembra trasformare in oro qualsiasi cosa tocchi e suoni , una sorta di re Mida del garage rock mondiale. Log out, drop thought, turn up.
No Comments