Dopo averli ascoltati, recensiti e visti dal vivo, non potevamo risparmiarci l’intervista. Ecco a voi le risposte che i Gazebo Penguins hanno dato alle nostre domande.
iyeLegna è il vostro nuovo disco: come è nata l’idea di dargli questo nome, di inventare tutto lo scenario legato ai boscaioli? Come vi siete trovati a lavorare sotto casa To Lose La Track?
Capra: LEGNA è uno di quei titoli nati un po’ per caso e un po’ per divinazione. Abbiamo cominciato a pensare al titolo del disco solo dopo aver registrato tutte le basi strumentali. E la prima decina di proposte che erano venute fuori facevano schifo alla minchia. Poi è arrivata LEGNA, in una mail in tarda serata. E da subito è diventato il nomen omen di quello che avevamo fatto. Da lì, il passo all’inventarsi tutto l’immaginario punk boscaiolo è stato automatico.
Con To Lose La Track è stata veramente una passeggiata, perché Luca Benni (che di To Lose La Track è il mentore) è stato entusiasta del disco ancor prima che finissimo di mixare, e la cosa ci ha subito convinto che nessun altro avrebbe potuto credere a LEGNA come lui.
iyeIn Senza Di Te compare Jacopo Lietti alla voce: come è nata la collaborazione? Come vi sembra l’attuale scena musicale italiana? Tre nomi di band che stimate molto? Vi considerate parte della scena hardcore-screamo-emo anni ’90 revival oppure rifuggite da queste categorie? Come definireste la vostra musica?
Capra: La collaborazione con Jacopo è nata da un’esigenza eminentemente compositiva: avevamo questo pezzo di cui non riuscivamo a far saltare fuori un cantato per la strofa. Così glielo abbiamo sbolognato e ci siamo sfangati. Poi, da lì, conosciutolo un po’ meglio, abbiamo deciso che Jacopo fosse anche la persona ideale per allestire tutto il progetto grafico di LEGNA, e, assieme a Blits – il suo socio, pure di serigrafarlo nella loro bottega che, caso vuole, si chiami Legno.
Di gruppi che fanno musica che ci piace ce ne sono a palate. All’antimtv day a Bologna risuoneranno gli Ornaments, si riformeranno i Laghetto e i Raein porteranno il disco nuovo. Poi tra i gruppi che mi piacciono parecchio io ci metto sempre i Laser Geyser, c’è questo progetto nuovo che si chiama Do Nascimento e che ne regala a palate, e dalla nostra sala prove i Valerian Swing, che saranno anche loro all’anti mtv day a Bologna il 17 settembre. Tutti i gruppi che ho citato sono difficilmente assimilabili per genere o per affinità musicali, ognuno porta avanti il proprio percorso. Quel che li lega, credo, è il perché suonare: perché difficilmente al mondo si trova qualcosa che regali la stessa soddisfazione. Per quanto ci riguarda, non ci siamo mai interrogati su quale scena appartenere. Facciamo le nostre canzoni in sala prove, e quelle che ci piacciono e ci convincono per più prove dietro fila, sono quelle che teniamo. Tutto lì.
iyeCon Legna siete passati dall’inglese all’italiano. Come mai questa scelta? Era veramente così pessima la vostra pronuncia? Come nascono i vostri testi e, più in generale, come nascono le vostre canzoni? Qual’è l’obiettivo che vi ponete quando scrivete una nuova canzone? Che cosa volete comunicare (se volete comunicare qualcosa)?
Capra: Transumanare da una lingua all’altra è stata una cosa graduale. Prima di entrare in studio avevamo alcuni pezzi che canticchiavamo in inglese, e altri che canticchiavamo in italiano, perché così erano venuti fuori dalle prove. Abbiamo deciso di farlo in italiano, giusto per provare. E una volta messe le voci sui pezzi, ci siamo accorti subito che era stata una scelta azzeccata, perché le canzoni suonavamo meglio. Per quanto mi riguarda la maggior parte dei testi è nata in macchina, ascoltando le 8 basi di LEGNA per quasi due mesi filati. Poi si portavano agli altri le idee e si cercava la soluzione migliore, più pertinente e più cantabile.
Quando siamo lì in sala che proviamo un pezzo nuovo, l’unico vero criterio è il fare qualcosa che non abbiamo già suonato precedentemente. Gli 8 pezzi di LEGNA, al nostro orecchio, sono tutti molto diversi tra loro. E i pezzi che verranno dopo saranno, speriamo, tutti molto diversi dagli 8 pezzi di LEGNA. Altrimenti ci si annoia.
iyeDalla provincia di Reggio Emilia provengono band come Offlaga Disco Pax e Giardini Di Mirò (oltre al beneamato Ligabue). Voi da dove saltate fuori? Com’è l’attuale scenario musicale della zona? Anche da voi si soffre come in molte altre aree d’Italia, della carenza di locali, assenza di interesse nell’ascolto di concerti, appiattimento dell’offerta musicale da parte delle band? Oppure potete dire di vivere una situazione diversa, forse migliore? Può avere un ruolo, all’interno di tutto questo, l’Igloo Audio Factory?
Sollo: si qua si soffre. I pochi locali che fanno live non solo soffrono della generale intolleranza verso un certo tipo di volumi, ma soffrono di un ricambio generazionale quasi inesistente. Poca gente giovane ai concerti, se gratis forse qualcosa si sfanga, ma in generale la musica anche qua viene molto dopo la birra, la sbronza, lo sballo ecc., mentre prima era a pari merito, ti facevi na birra, ascoltavi la musica…ora mi sembra sia molto “bevo la mia birra e non voglio casino in sottofondo a rompermi i coglioni”.
Almeno qua ha chiuso o sta chiudendo tutto.
A volte anche i nomi grossi fanno fatica, diciamocela tutta.
Poi c’è chi si sbatte: i ragazzi di Youthless a Reggio Emilia, qualcuno a Modena ogni tanto. A Bologna ci sono i ragazzi del Locomotiv che è da anni che fanno una decina di battaglie all’anno contro comune, vicini, rompimenti di balle allucinanti, eppure sono ancora lì.
L’IglooAudioFactory è uno studio di registrazione dove facciamo dischi e soprattutto quelli che ci piacciono, e diciamo che può avere un ruolo per produrre, fare e da lì diffondere nuova musica. L’Igloo Collective era il collettivo che organizzava i concerti fighi nella nostra sala prove (l’Igloo appunto) ma del collettivo siamo rimasti in pratica io e Capra, io ho 3 lavori e una vita ogni tanto, Capra ha un lavoro peso e una famiglia…si fa quel che si può ma il tempo, i soldi e a volte la voglia sono quelli che sono…si invecchia e di giovani purtroppo se ne trovano pochi che vogliano prendere un po’ in mano ‘ste cose. TRISTEZZA A PALATE.
Capra: Troppa tristezza in questa risposta. Io la taglierei.
iyeVi ho visto suonare a Varazze (SV) all’Osteria dell’amor cieco alcune settimane fa ed è stata una grande esperienza: quale importanza ha per voi il live? Come mai la scelta di mettere il disco nuovo in free download e di venderlo in versione fisica solo durante i concerti?
Capra: Suonare dal vivo è, in fin dei conti, il movente principale che ci ha spinti a fare un disco nuovo. Quindi nel live viene fuori il concentrato più puro dei Pinguini, quello per cui esistono. E proprio per far sì che il concerto diventasse un’esperienza veramente condivisa, veramente sinergica tra noi che suoniamo e chi è venuto a vederci, abbiamo pensato che regalare il disco fosse un buon mezzo per facilitare le cose. Non c’eravamo abituati, e la cosa ci ha commosso e stupito: quando attacchiamo un concerto con Il tram delle 6, e all’inizio del cantato si alzano i ditoni e chi è davanti comincia a urlare è qualcosa di cui difficilmente ci raccapezzeremo tanto presto.
Poi, se dopo un concerto, qualcuno si vuole portare a casa qualcosa di tangibile, da tenere da qualche parte in casa, allora si può comprare il disco, che è serigrafato a mano e secondo noi è un oggetto da fare invidia. Ma non è basilare. Se te lo sei scaricato per noi è uguale. Il concetto è: più quel che fai viene condiviso da persone che stimi, più il tuo lavoro è nella giusta direzione.
iyeRaccontateci un aneddoto divertente e qualche indiscrezione sul vostro futuro.
Capra: Quando siamo in strada per andare a un concerto perde chi dice che deve pisciare per primo.
Sollo: quando siamo a un concerto con altri gruppi, magari uno grosso, e quello grosso ha il frigo con le robine riservate per lui, la prima cosa che faccio io è rubare qualcosa dal frigo…e che cazzo.