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Recensione : Ghost – Rite here rite now

Ghost Rite here rite now: un’esperienza da fare, un rito che dice molto dei nostri tempi, un vero e proprio gruppo teatrale.

“Rite here rite now “ su Universal Music è la colonna sonora del film uscito nelle sale cinematografiche lo scorso giugno, la prima apparizione sul grande schermo per i gli svedesi Ghost, uno dei gruppi hard rock più famosi degli ultimi anni, nonché quello più chiacchierato.

Il film e la colonna sonora sono la registrazione in altissima qualità dei due concerti tenuti al Forum di Los Angeles nel 2023, andati esauriti entrambi. Questo film e questa colonna sonora non saranno certamente le opere preferite di chi odia questo gruppo fondato dallo svedese Tobias Forge nell’ormai lontano 2006, poiché in molti li odiano, ma un numero maggiore di persone li ascolta e li idolatra, facendone un vero e proprio culto, parola da non sottovalutare quando si tratta dei Ghost. Questa recensione non vuole essere un giudizio ma un approfondimento e un invito ad ognuno a formarsi una propria idea in merito legendo e sopratutto ascoltando il disco in questione, o i loro dischi precedenti. Il gruppo ha esordito con il primo disco “Opera eponymous” nel 2010 su Rise Above Records.

Da quel momento i Ghost hanno subito diviso il pubblico inizialmente metal, sia per le maschere che per la musica, che all’epoca era più oscura e un misto fra Devil Dolls, Blue Oyster Cult e gli Abba, perché il gruppo svedese ha un fortissimo tiro pop. Dal secondo disco in poi, “Infestissumam” su Republic il gruppo di Forge ha mietuto successi su successi, andando a conquistare un pubblico mano a mano sempre più vasto e trasversale, dal metallaro all’adolescente, da chi ascolta pop a chi è semplicemente attratto da un gruppo mascherato che suona con scenografie sempre più altisonanti che fanno dei loro concerti veri e propri riti, perché l’esoterismo è importante nella loro storia, sia che si vuole ammettere che sia usato in maniera commerciale, sia in maniera più profonda. “Rite here rite now” è l’apice musicale e visivo più alto toccato fino ad ora dai Ghost, è un concerto impressionante per potenza musicale e scenica.

Il gruppo, come si può ascoltare in maniera esaustiva negli ultimi lavori, è attestato sempre più in ambito rock e pop, anzi lo si potrebbe definire hard pop. Se si dovessero fare dei paragoni si potrebbero definire i Ghost degli Abba satanici, i figli e i nipoti dei Merciful Fate, diabolica genia che riesce ad infiltrarsi maggiormente in profondità nella nostra società. E dove si poteva fare un rito così potente come questo ? Ovviamente a Los Angeles, in quella California dove batte il sole ma anche le tenebre sono fortissime.

Forge, ora Papa Emeritus IV, e i suoi Nameless Ghouls, musicisti che vestono maschere e sui quali si sa pochissimo e che sono una genialata di Forge, eseguono uno spettacolo ai limiti della perfezione, studiato e prodotto fin nei minimi particolari.

Lo spettacolo è incentrato sul rovesciamento della liturgia cattolica, e non ci addentreremo nelle credenze sataniche di Forge, forse una boutade per creare un marchio o forse no, ma che giocano comunque un ruolo centrale nella poetica musicale dei Ghost. Lo spettacolo mette al centro della scena la musica, e questa è dannatamente buona, si passa dall’hard rock al pop, passando per i grandi successi come “Cirice” o “Rats” o per un incredibile pezzo strumentale come “Miasma” che ha un sassofono che butta giù il Forum. Ascoltando il disco si ha la netta sensazione del grande coinvolgimento e della grande soddisfazione del pubblico, e non potrebbe essere altrimenti visto il livello della musica e del concerto nella sua totalità.

Forge è certamente il padre padrone, vedi le cause con alcuni Nameless Ghouls del passato, dei Ghost ma è anche l’unico che li conduce lungo il concerto e che è davvero l’unico officiante possibile di questo rito, proprio come dice il titolo. Un disco che fotografa un concerto di grandissimo livello, uno dei pochi esemplari di hard rock che si mescola con il pop in una maniera che è davvero unica.

Le melodie dei Ghost sono devastanti, come alcuni ritornelli delle loro canzoni come ad esempio “Mary on a cross”, canzone gotica se ve n’è una. Giustamente ognuno rimarrà della propria idea, ovvero chi odia i Ghost continuerà a schifarli pensando magari a ragione che sono degli impostori, chi li ama dopo questo disco li amerà ancora di più, mentre chi vorrà fare un’esperienza musicale differente e sia moderna che antica qui troverà qualcosa di speciale. Anche ammettendo che Forge sia un farabutto, è il primo lestofante dell’hard rock? Questo genere, e non solo, vive di pirati e di traiettoie truffaldine, lasciamo che sia la musica a parlare, e qui c’è uno spettacolo ricchissimo, oltre che grande musica.

Un altro fatto incontrovertibile è che i Ghost, grazie a buoni dischi e a concerti come questo, sono uno dei pochi gruppi esistenti a livello mondiale, con una fama in crescita, e forse più famosi negli Usa che nella loro Europa.

Un’esperienza da fare, un rito che dice molto dei nostri tempi, un vero e proprio gruppo teatrale. Menzione speciale per la bellissima cover di “If you have ghosts” di Rory Erickson, da brividi come sempre.

Ghost – Rite here rite now

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