Questo libro uscì per la prima volta per i tipi della Rizzoli nel 1986, preceduto dal saggio apparso su Panorama ‘Appunti per la storia del partito armato’, del novembre 1984.
Giorgio Galli è docente di Storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano, e tra le sue opere si trovano ‘Cromwell e Afrodite’ (1995), ‘Storia del PCI’ ( 1993, ‘Affari di stato’ (1991), e molti altri, la maggior parte dei quali pubblicati dalla Kaos, meritevole casa editrice della quale consiglio caldamente il catalogo tutto.Galli suscitò molte polemiche con le tesi affermate in questo libro; la sua tesi principale è contro corrente, ovvero nega ciò che i partiti hanno sempre affermato sugli anni di piombo; la tesi ufficiale, sempre avvallata anche dall’allora PCI, si può riassumere nell’affermazione che lo stato democratico fu pericolosamente minacciato dalle BR, Prima Linea e affini, e come avesse reagito compatto alla minaccia, sventandola, senza intaccare lo stato di diritto. Questa è la tesi ufficiale, quello che abbiamo imparato a scuola, ciò che abbiamo sempre sentito dire. Ma non è andata così. Non aspettatevi confidenze clamorose da Galli, studioso serio e documentato,ma il professore evidenzia alcune cose che portano ad una migliore comprensione di n periodo unico, come fu quello del partito armato.Galli fa notare che il partito armato non fu mai un vera minaccia per lo stato,e quando esso compì i gesti più clamorosi, come il delitto Moro, o i quattro sequestri contemporanei della primavera 1981, ciò fu possibile solo grazie a una sospetta ‘tolleranza’, o meglio dire connivenza di alcune parti di quello stesso apparato che avrebbe invece dovuto combattere il partito armato : i servizi segreti.Chi conosce la storia dei servizi segreti, o come me, è molto interessato ai misteri d’Italia sa che i sevizi segreti hanno fatto molto di inquietante, servendo sempre una trama atlantica (Gladio,la strategia della tensione,etc) ben radicata nel nostro paese. Uno degli obiettivi più tenacemente perseguiti dagli Stati Uniti, coadiuvati da molte forze italiche, era quello di non fare andare al potere il PCI, il più grande partito comunista d’Europa, poiché le conseguenze sarebbero state un allontanamento dell’Italia dall’area di influenza a stelle e strisce. Ciò non era possibile. E qui entra in gioco anche il partito armato, protagonista di una guerra civile. Mai come in quegli anni ci furono così tanti omicidi a sfondo politico, ferimenti, bombe, servitori dello stato assassinati. Tutto ciò portò ad una destabilizzazione, tale solo di facciata. Questa insicurezza dettata dalla violenza, fu usata per fare cementare una stabilizzazione, tanto sottile quanto profonda. Si usava la giustificazione del partito armato per far approvare leggi restrittive sulla libertà individuale, e poi c’era questa causa comune, la lotta al terrorismo, alla quale nessuno si poteva sottrarre. E in mezzo il PCI,sbilanciato tra una feroce antipatia della vecchia base contro i brigatisti, denominati anche ‘brigate nere’ dai vecchi militanti del PCI. Esemplare è l’omicidio di Rossa a Genova; il sindacalista dell’Italsider fu freddato in quanto delatore, poiché aveva denunciato un simpatizzante delle Br (molto forti a Genova). Rossa era convinto che quella delle BR non fosse altro che una lotta sbagliata, controproducente per il proletariato. E come tale veniva percepita da molti comunisti .Ma nelle fabbriche molti operai simpatizzavano per le BR, che mettevano alla gogna i dirigenti e spaventavano i capetti. Vi fu quindi anche un’adesione spontanea nelle fabbriche, Galli nel libro spiega bene tutto ciò, ma soprattutto punta l’attenzione sul PCI, che a voltea paradossalmente (o no?), aiutò più la DC e i reazionari che il proletariato. Eppure sembra un gioco già visto : o sei con me o sei un terrorista..lo stesso gioco al quale attualmente giocano gli USA. Il partito armato servì soprattutto a mettere in difficoltà la sinistra, permettendo un totale controllo di essa. Grande parte del partito armato fu assolutamente spontanea e male organizzata, ma fu sempre infiltrata dalle forze dell’ordine; leggete il lungo capitolo ‘Operazione Moro’, e vi cominceranno a sorgere molti dubbi. La storia delle Br è più sommersa di quanto si creda e l’affaire Moro è l’esempio più lampante di come spesso i brigatisti vennero usati per scopi di terzi. L’approccio originale di Galli lo troviamo espresso nell’ultimo capitolo’Lotta armata e sistema politico’, sicuramente paradigmatico degli studi compiuti dal professore, che ha aperto una nuova strada interpretativa sulla storiografia non sistematica sugli anni di piombo e le oro connessioni.. Si parte da Kant e dalla sua estremamente negativa definizione dello spionaggio ‘arti infernali in stesse nefande’, per arrivare a vedere quante crepe ci siano state nell’atteggiamento dello stato nei confronti della lotta armata.