Ritorno sulla traccia per i Godflesh, la creatura degenerata e malata di Justin K Broadrick e Ben Green, si chiama “Purge” e mantiene proprio quello che promette nel titolo. Il suono è una lenta discesa negli inferi dei circuiti di silicio che si incontrano con la carne umana, in un mondo dove per uscire di casa devi avere degli inserti cyber, perché sennò il sole ti fotte. E allora la vita si svolge in cunicoli dove viene pompata aria pulita, tanto là sopra dominano radiazioni ed inquinamento.
Tutto è regolato dall’intelligenza artificiale, ormai ha imparato le cose meglio di noi umani e ragiona in maniera più profonda e precisa. Si potrebbe continuare così all’infinito, anzi ognuno dovrebbe scrivere un testo ascoltando “Purge” in cuffia. Justin e Ben producono una gemma nerissima, un incrocio totale e annientante di industrial, metal e tanto, tanto rumore. La musica dei Godflesh è nata, e qui tocca uno dei suoi massimi apici, per dare ansia, accelerare i battiti cardiaci per indurre uno stato di trance dove la nostra coscienza può vedere ciò che siamo e ciò che saremo, musica estrema suonata e prodotta con lo scopo di atterrire e piacere alle menti malate e contorte.
Se fin dalla prima nota delle prima canzone “Nero” vieni pervaso da una scarica di piacere provocata dalla riconnessone con i Godflesh, allora si può tranquillamente affermare che oltre ad essere convinti che non ci possa e non ci debba essere salvezza, siamo anche malati di piacere nero, di sentirci con le spalle al muro contenti così. Broadrick e Green sanno come addentrasi nella psiche dell’ascoltatore con ritmi lenti ed avvolgenti, con la copula degli strumenti con i sintetizzatori, e questo disco contiene una dose davvero meravigliosa di elettronica, dove i computers battono con un cuore loro. Sinuosa come l’ansia, la musica di “Purge” avvolge e conquista fin da subito, per poi dispiegarsi in tutta la sua nerissima bellezza.
La poetica dei Godflesh è scomoda ma bellissima, ci sono pezzi come “Lazarus leper” che insegano ancora a tutti come coniugare suoni rividi e suoni elettronici ancora più rividi, non esiste un passaggio a vuoto per tutto il disco e ci sono momenti di puro entusiasmo come capita nei migliori passaggi dei Godflesh. Come si diceva sopra non è un disco per tutti, nel senso che chi cerca svago o qualcosa di figo qui non c’è, anzi.
Però per chi vuole c’è il sangue che scorre dentro i computer, quella sottile ansia mista a piacere che solo i Godflesh sanno dare. Un disco molto molto importante, ancora più utile in questi nostri tempi, che i Godflesh avevano già abbondantemente descritto. Un grandissimo ritorno per un disco che diventerà fondamentale in una discografia che non ha eguali.
1.NERO 04:31
2.LAND LORD 04:55
3.ARMY OF NON 04:53
4.LAZARUS LEPER 06:09
5.PERMISSION 05:20
6.THE FATHER 04:56
7.MYTHOLOGY OF SELF 04:58
8.YOU ARE THE JUDGE THE JURY AND THE EXECUTIONER 07:57