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Recensione : The Queen Is Dead Volume 63 – Dogmathica / Sebastiano Lillo / God Is An Astronaut

Nuovo appuntamento con The Queen Is Dead e andiamo subito nell'antichissima e bellissima Sardegna per ascoltare i Dogmathica, un gruppo metal che canta in italiano e il loro " Schema " è un disco che farà innamorare molte teste di metallo e non solo. Dogmathica / Sebastiano Lillo / God Is An Astronaut : con il disco successivo rimaniamo in Italia e più precisamente in Puglia per il blues rock sporco e bellissimo di Sebastiano Lillo....

The Queen Is Dead Volume 63 - Dogmathica / Sebastiano Lillo

Nuovo appuntamento con The Queen Is Dead e andiamo subito nell’antichissima e bellissima Sardegna per ascoltare i Dogmathica, un gruppo metal che canta in italiano e il loro ” Schema ” è un disco che farà innamorare molte teste di metallo e non solo.

Con il disco successivo rimaniamo in Italia e più precisamente in Puglia per il blues rock sporco e bellissimo di Sebastiano Lillo. Come ultimo disco di questa puntata ci sono gli irlandesi God Is An Astronaut e basta il loro nome.

Dogmathica

I Dogmathica sono un gruppo metal sardo molto molto interessante. Nati nel 2006 raggiungono una certa stabilità nel 2017 e cominciano a girare suonando in Sardegna per poi far uscire il debutto ” Start becoming nothing ” che precede ” Schema “ di cui parleremo ora. I Dogmathica fanno un thrash metal molto tecnico e con sprazzi prog e death molto particolare cantato in italiano che ha peculiarità uniche.

Innanzitutto questi ragazzi sardi possiedono capacità tecniche non indifferenti che gli permettono di fare un suono molto distinto rispetto ad altri gruppi simili.

Il cantato in italiano rende migliore il tutto, e non è affatto facile adattare la metrica della lingua italiana al thrash metal, che è molto particolare, ma i Dogmathica hanno dalla loro anche una bellissima scrittura dei testi, che sono profondi e che vanno a sviscerare vari aspetti della natura umana e non solo. Il tiro di questo gruppo è qualcosa che non si sentiva da un pò in Italia, terra che non crede abbastanza nella forza dei suoi gruppi metal underground come i Dogmathica, un gruppo che cura molto il proprio suono e ne ricava un’esperienza unica che è poi la cosa più fondamentale dell’ascoltare musica.

Pezzi come ” Il tunnel dell’odio ” e ” Destino limite ” sono un qualcosa che parte da lontano poiché ci si può sentire schegge di hardcore metal anni ottanta e novanta, soprattutto per un certo tagli nei testi e nell’aggressione sonora, e per l’attenzione all’umano e all’umanità. ” Schema ” è un lavoro di alta qualità, contiene musica che fa pensare e nel frattempo picchia durissimo sulle nostre teste.

Sebastiano Lillo 

Sebastiano Lillo fa musica che bon ha nulla da invidiare a gruppi come White Stripes e Black Keys. Il chitarrista pugliese ha fatto uscire in questi primi giorni di luglio il suo ep ” New way to live “ per l’attiva Trulletto Records ed è un gran bel sentire. Si diceva blues e rock, ma soprattutto atmosfere molto desertiche e calde, alla Calexico e oltre. Sebastiano ha la grande capacità di suonare benissimo la chitarra e soprattutto di farla suonare come vuole lui, in maniera personale e senza imitare, ma cogliendo tanti elementi per farli suoi.

Lillo riesce a creare attesa, momenti di ballo e altri nei quali ci troviamo nel delta del Mississippi aspettando la nostra sorte. Voce calda, inglese finalmente ben pronunciato, se non si sapesse che è italiano non lo si direbbe ed è un complimento, anche se la Puglia ha una tale visione musicale che c’è anche il blues.

Questo disco non si ferma al blues ma scava oltre dentro il nostro cuore e il nostro immaginario, riuscendo a stabilire un nesso molto profondo fra il musicista e l’ascoltatore. Inoltre ” New way to live ” è un’ottima porta di entrata per calarsi nel blues rock in maniera piacevole e additiva, nel senso che poi non potrai farne a meno.

Bellissimo il video tratto dalla canzone ” Kissmonger ” che oltra ad avere una bellissima fotografia e regia rende l’esatta idea di cosa possa essere Sebastiano Lillo.

God Is An Astronaut

God is An Astronaut significa post rock di altissimo livello, tantissime emozioni e un’esperienza sonora sempre al di là di tutto, si chiude gli occhi e si parte e non si sa se si arriva e quando si torna.

Gli irlandesi della contea di Wicklow rifanno in studio dal vivo tutto il loro magnifico e storico primo disco ” The end of the beginning “, il tizzone che ha dato vita al fuoco che brucia tuttora.

Il disco in uscita per Napalm Records è stato risuonato nella sua interezza al Windmill Lane Recording Studio di Dublino e aumenta ancora la sua già notevole magia. I God Is An Astronaut di ora sono differenti da quelli del 2002, anno di uscita del loro debutto, e qui mostrano tutta la loro evoluzione, pur partendo già da quel grandissimo primo disco. Per prima cosa grazie alla loro grande carriera hanno mezzi tecnici di maggiore portata rispetto all’inizio, e ciò fa arricchisce maggiormente la loro musica, che ne guadagna in ariosità e portata.

La magia di ” The end of the beginning ” è maggiore, in questo rifacimento dal vivo si sente un gruppo che crea qualcosa di più importante della musica, danno vita ad un sentimento, ad un sentire diverso, un moto dello spirito che spinge in avanti, credendo che tutto sia possibile quasi sospesi dalla realtà. Il genere post-rock è un posto molto frequentato, forse perfino troppo ma i God is An Astronaut sono un porto sicuro, una garanzia di veridicità e immensa bellezza, perché loro sono come i romantici dello Sturm und Drang, dato che ti mettono davanti all’onda che ti travolge, all’acquazzone che ti sconquassa, o semplicemente ti fanno entrare nella nuvola che passa sopra di te.

La scelta di suonare nel 2022 in studio dal vivo questo capolavoro poteva essere una scelta rischiosa, dato che magari la progressione della loro carriera li aveva portati molto lontano da quelle idee musicali, mentre invece i God is An Astronaut chiudono un cerchio dimostrando come tutto in loro sia ciclico e sfugge alle normali leggi musicali e dell’industria musicale.

Inoltre questo disco è un lavoro oscuro, parlava di guerra nel 2002 a partire dall’intro della prima canzone, quando pensavamo al caldo del nostro occidente di non avere più questo problema, invece siamo nel mezzo del casino dove c’erano già tanti altri pezzi di mondo, per fortuna c’è la magia di questa meravigliosa musica dei God Is An Astronaut che migliora sempre anche quando guarda al suo passato, che in questo disco è ancora più bello.

 

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