Mentre Golden Void bruciava matasse di riff heavy e testosterone, lasciando le influenze space a ronzare sullo sfondo, Rise To The Out Of Reach parte proprio da qui, da quel nome rubato ad una canzone degli Hawkwind e dalla voglia di percorrere fino in fondo le immense praterie dello space rock attraverso la propria specifica sensibilità progressive.
La title-track è davvero un bell’esempio di questo connubio tra atmosfere psichedeliche e rockeggiamenti progressivi: un basso profondo, un arpeggio in minore e una batteria epilettica formano l’architettura di un pezzo non male, che si snoda leggero lungo i suoi 4 minuti, aiutato da una gustosa melodia pop-prog. Manca un po’ di quella ruvida spocchiosità hard che ci aveva fatto amare l’esordio, ma il pezzo si fa comunque ascoltare e riascoltare senza che la noia venga a mettere i bastoni tra le ruote.
Non va così bene con Smiling Raven che, al contrario, si presenta come il trionfo assoluto dello space-rock, correndo a capofitto lungo linee costantemente divergenti tenute assieme solo dai virtuosismi chitarristici di Isaiah Mitchell. Un pezzo liquido, che sembra non avere una struttura definita, e che fa fatica a rimanere impresso.
E allora a me la domanda sorge spontanea: non era forse meglio aspettare un pochino, senza farsi prendere dalla frenesia del Record Store Day, e tentare di mettere insieme un 7 pollici degno di questo nome?
Tracklist:
1. Rise To The Out Of Reach
2. Smiling Raven
Line-up:
Isaiah Mitchell – chitarra, voce
Aaron Morgan – basso
Justin Pinkerton – batteria