Qualche mese fa contattato un casa editrice Gonzo editore, affascinato dal nome, mi faccio spedire un bel volume di fantascienza MERCENARIO DELLO SPAZIO di Federico Pavan, il libro me lo leggo in pochi giorni. Il libro mi è piaciuto, anche se la fantascienza non è proprio il mio campo. Belle le descrizioni dei pianeti e delle forme di vita aliene, un ottimo libro da leggere sotto l’ombrellone.
Ecco qua!
IYE: cosa intendente per avanguardia nell’editoria?
Bella Domanda.
non lo so. Scherzi a parte, è una domanda da carogne, la cui risposta entrerebbe (ed entrerà) nell’ abisso digitale del TLDR, ma tenterò di metterlo in una prosa abbastanza decente da essere, quantomeno, sopportabile.
Possiamo cominciare sostenendo che l’avanguardia è quel piccolo prezzo da pagare per far evolvere società e pensiero, non che questo sia il fine di GonZo, per carità, ma come affermazione iniziale faceva effettivamente un figurone.
Capisco bene che in ambito lavorativo chi parla di avanguardia è un babbeo, spesso con un concetto nebuloso di avanguardismo in testa. Magari è più una forma mentis, che ci porta a non accettare le fasi del lavoro, ma ci consente di metterle in discussione, renderle nostre in qualche modo; così abbiamo agito riguardo al copyrighting, e in generale di fronte ad ogni sfida che ci siamo trovati di fronte.
L’avanguardia è contrasto con il cosiddetto pensiero tradizionale (oggi si utilizzerebbe il termine mainstream), pur non trovandoci in aperto contrasto con altre case editrici/gruppi editoriali e quant’ altro non ne condividiamo, spesso, i modi. La proposta editoriale della maggior parte delle piccole case editrici è bastata sull’ abominevole concetto di nicchia, non solo cacofonico, ma anche controproducente; mi spiego meglio: la nicchia, in sé è un atteggiamento di ricerca di sicurezze (economiche e non), come direttore editoriale (e persona che grettamente mette i propri soldi per la causa) tento di non ricercare troppi spazi sicuri, ogni libro dovrebbe essere (perdonatemi la sviolinata) un viaggio, e quando un viaggio diventa scontato o prevedibile, ci si trova di fronte ad una visita guidata. E io odio le visite guidate.
Diciamola così: siamo troppo giovani per fare i conservatori/tradizionalisti, siamo troppo vecchi per fare trap, e siamo troppo in gamba per non schivare la fresa.
IYE: il concetto di nicchia anche a noi è sempre stato stretto. Personalmente non avendo mire “economiche” ho sempre cercato di ampliare la visuale e mai restringerla.
È una domanda o un’affermazione? Dipende, comunque, se si deve fare un lavoro di precisione è meglio restringere la visuale, se tocca compiere un ragionamento o prendere una scelta importante meglio ampliare, per quanto possibile, mente e visuale. È sempre una questione di dove, come, umore, serve un minimo di elasticità in quello che si fa, altrimenti si rischia di cadere nel baratro del riduzionismo, questa, in qualche modo è la differenza tra un essere umano ed un computer: il computer ragiona per I/O (acceso spento), l’essere umano (con le proprie eccezioni) no.
IYE: leggendo il vs manifesto, Gonzo editore sembra un incontro a tre Kerouac, Whitman e Hunter S. Thompson. Sbaglio?
Sarebbe un bel threesome, non c’è che dire, probabilmente lo apprezzerebbe solo Whitman, ma sarebbe un bel threesome, ma GonZo nasce più da un’orgia. Sicuramente Thompson è stato una figura molto importante, personalmente e lavorativamente, un beffardo cronista dei propri tempi, che non perdeva occasione per piantare qualche grana, il suo destabilizzante concetto di gonzo journalism è quello che applico all’ editoria (cosa difficile perché dovrei essere quello responsabile). Ma Thompson, per quanto sia importante, non è l’unica luce a rischiarare la guida nella triste statale notturna, che è l’editoria italiana. Eviterò di fare una lista della spesa, che potrebbe solo contribuire al mio essere estremamente prolisso, concludendo che al centro di GonZo c’è una comunità che lo fa vivere e respirare, c’è un grande, indisponente, rissoso Noi. E poi c’è Francescone, ma questa è un’altra storia.
IYE: tua chiami l’editoria “triste statale notturna” penso che per il 80% sia cosi. ci sono comunque molti editori com voi che si sbattono per pubblicare libri di ottima qualità, e penso che si debba remare in questa direzione, sto vedendo il bicchiere pieno?
La “triste statale notturna” non è assolutamente una figura negativa; solitaria, buia e mal tenuta questo sì, ogni tanto si può scorgere il magnifico particolare di un animale schiacciato a lato della carreggiata, anche questo sì. Nelle statali si trovano pochi sodali di marcia, alcuni ti superano male e vorresti solo augurare loro di vincere la lotteria e morire il giorno successivo, con altri si instaura una sorta di amicizia, in quel balletto di luci e copertoni che è la statale dell’editoria. Il bicchiere se mezzo pieno o mezzo vuoto va finito o riempito, si può sempre fare meglio. Ci sono realtà veramente interessanti in Italia, editori veramente competenti e innamorati del proprio lavoro, poi ci sono quei cialtroni (quelli che si fanno pagare per la pubblicazione) che non solo pubblicano (male) robaccia al limite del leggibile, ma attraverso il loro “lavoro” hanno lasciato un’ipoteca leggermente pesante su piccola e media editoria.
IYE: nel vs catalogo troviamo vari generi dalla fantascienza, ai libri di foto, fumetti e molto altro. Questa varietà è nata “a tavolino” o è stata una cosa indivenire?
Non siamo capaci di escogitare qualcosa a tavolino, per quanto ci potrebbe piacere non ne siamo proprio in grado. Personalmente amo il non impormi vincoli di sorta, dal principio avevo programmato una proposta variegata e insolita, e questo è quello che pian piano sta andando a comporre il catalogo di GonZo. Narrativa, arti grafiche, poesia e fumetto, ma presto (prestissimo in realtà) anche saggistica e ludica, come puoi vedere non abbiamo limiti, tranne forse quello del romanzo rosa. Il romanzo rosa alla Liala o quella robaccia con i vampiri glitterati hanno il veto, probabilmente non riuscirei a passare un pomeriggio a leggere quella diarrea, figurarsi strutturare il romanzo, crearne la copertina e correggerne l’italiano… follia. Quindi, per rispondere brevemente, è stato l’intento iniziale e siamo riusciti, con cocciutaggine e qualche birra, a farlo diventare realtà!
IYE: c’e’ spazio in italia per una letteratura di questo tipo? partecipate alle varie del settore?
Rispondere alla prima parte di questa domanda significherebbe avere sicurezze che non ho, e non ambisco, come ho già detto precedentemente lavorare sulle sicurezze concede poco spazio di manovra, e avere poco spazio di manovra implica crearsi dei preconcetti, delle linee guida, uno stile, in poche parole, molto lontano da quello di GonZo.
Riguardo le fiere, sì partecipiamo a fiere del settore editoriale e a quelle del fumetto, quest’anno abbiamo partecipato per la seconda volta al Salone del libro di Torino, ora ci concentreremo su altre fiere autunnali.
IYE: le nostra due realtà ben diverse le ritengo comunque legate da un filo rosso, passione e voglia di esprimere arte in tutte le sue forme? cosa ne dite?
Probabilmente si possono trovare più punti di contatto di quanto uno possa pensare, ambedue sono punti di aggregazione di realtà tra loro differenti, e di divulgazione artistica. Per altre affinità dovremmo prendere una birra assieme.
IYE: in birra veritas…
Salute!
GonZo editorE di Marco R. Michail,
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Tel. 0550517020
1 Comment
Epi
Posted at 15:35h, 09 LuglioHo navigato un po’ nel loro sito ed ho letto il loro “Manifesto autografo non autorizzato” che pare ben centrato nella frase introduttiva:” spaccare il culo o farcelo spaccare”.
La frase successiva rifiuta la eventualita’ di fallimento.
Nel testo costitutivo nella Home si vuole evitare il concetto di nicchia.
Tutti propositi bellissimi e validissimi ma pure anche ( a mio modesto parere ), un poco contradditori.
Sono dei giovani ed e’ piu’ che lodevole il loro proposito di “spaccare il culo” alla societa’ e sono abbastanza saggi da richiamarsi allo yawp del vecchio guerriero ( a parole poetiche ) Walt Whitman.
Gia’ il prediligere I fumetti e la fantascienza e’ un modo garbato, astuto e poetico di irridere alla societa’ ed alle sue storture, poi il loro impegno e il tempo li aiutera’ ( forse ) a capire perche’ Whitman o Ferlinghetti hanno imboccato la strada della poesia per essere se
stessi nel mondo.
Due grandi poeti che dalla loro nicchia hanno trasformato la loro societa’ ben oltre quanto speravano.
A Gonzo va ogni auspicio di fagocitare tutti gli inevitabili fallimenti paventati e dalla loro “nicchia” riuscire e inventare e divulgare una nuova ( o almeno rinnovata ) grammatica comunicativa e poetica.