Capita,in talune occasioni,che chi ti consegna un cd,in questo caso nientepopodimeno che il boss della ezine che state leggendo,abbia un’opinione sullo stesso che non coincide con la tua e tu ti chiede che fare? Lo contraddici suscitando le sue ire? Dici quello che pensi senza temere la mannaia della censura? Ma,vi starete chiedendo,qual’era l’oggetto del contendere?
Eccolo:il capo sostiene che i Good luck abbiano un suono molto inglese,io invece li trovo molto americani,e in effetti lo sono dal momeno che vengono da Bloomington (ma voi a Simone non ditelo).
Tante boiate ma il disco,il dubbio e’ lecito,lo hai ascoltato davvero? Certo,ecco quello che piu’ mi e’ piaciuto. I due brani iniziali rappresentano un gran bel biglietto da visita,una doppietta con un tiro notevole,”How to live here” e “Pajammin” mi hanno rammentato i Pavement,sopratutto il secondo,per il cantato splendidamete indolente,solo che la band li esegue a velocita’
raddoppiata.
Ottima anche “Come home” che alterna momenti di quiete a repentine accelerazioni.
Godibilissimo il taglio punk,sia pur non privo di melodia,che caratterizza “Public radio”.
Molto bella anche “West wind ride” che potrebbe essere un pezzo degli Housemartins,eccolo qui il tocco albionico della band.
Alla buona qualita’ delle composizioni aggiungerei il fatto che il gruppo ha deciso di usare,e desidera rimarcarlo,carta riciclata per il confezionamento della custodia una
scelta che,in un mondo normale,potrebbe essere considerata di puro buon senso ma che,in quello in cui viviamo,rappresenta una lodevole eccezione.