Finalmente dopo lungo tempo torna un disco che fonde metal ed EBM, cattiveria metal e perversione elettronica da parte dei norvegesi Gothminster. Ottimo ritorno dopo dieci anni per il metal melodico degli svedesi Dragonlord. Arriviamo nella New York del 1981 con gli ottimi Them ed il loro nuovo disco, si chiude con il devastante death metal dei Faustian.
GOTHMINSTER
Guidati fin dal lontano 2003 dal boss Bjørn Alexander Brem ha saputo fondere più generi assieme, come in questo ottimo “Pandemonium” in suscita per AFM Records.
Il lavoro è strettamente fedele al titolo, un insieme di demoni e di attacchi alla nostra sanità mentale, compiuti attraverso l’EBM, il metal e una buona dose di melodie pop. I Gothminster sono una macchina ben rodata, che lavora su diversi lati per avviluppare l’ascoltatore in un abbraccio maledetto e molto valido, grazie a diversi doti non indifferenti. Le canzoni del disco sono incentrati sulla storia fantastica di Gothminster diabolico re di un regno, messo sotto assedio dai suoi stessi abitanti, che nella guerra diventano loro stessi dei mostri, perché il sangue scorre da tutte le parti e nessuno è innocente.
Il tiro del disco è notevole, con le tastiere che pompano un suono molto potente e che fa dell’incontro fra melodia e durezza il suo punto di interesse.
Il suono dei Gothminster può essere considerato commerciale a causa della presenza di melodie massicce, ma ciò può essere frainteso con l’essere orecchiabile che non è assolutamente un difetto, anzi. Nel sottobosco un disco per essere considerato pesante o di metal deve essere per forza quasi inascoltabile, mentre invece questo “Pandemonium” dimostra che si può essere duri e sporchi con un afflato pop e farsi ascoltare da tanti in maniera piacevole.
Sembra di essere dentro la colonna sonora di un film che si dispiega sotto i nostri occhi, e qualche pezzo sarebbe stato molto bene come colonna sonora della controversa serie “Gli anelli del potere”, magari come danza degli orchi, certamente Gothminster non è un collaborazionista degli elfi.
Suoni gotici, oscuri, EBM, metal, industrial, e melodie portate avanti dalla gran bella voce di Brem, questi sono i punti salienti e di forza di un disco davvero molto piacevole.
DRAGONLAND
Dieci anni di silenzio senza fare un disco sono moltissimi per un gruppo, ma gli svedesi Dragonland li cancellano tutti in un colpo solo con il disco del ritorno “The power of the nighstar” su AFM Records\Soulfood.
Il loro metal melodico torna a risplendere, un heavy metal con tinte epic e power, e moltissime influenze pop. Il suono del gruppo svedese non è aggressivo o intimidatorio, ma è un affresco di metal melodico che in alcuni momenti tende addirittura al prog, specialmente nel lavoro delle tastiere, uno strumento davvero importante in questo disco. “The power of the nighstar” narra la storia di un popolo dell’universo che sta cercando un pianeta dove vivere, e combatte molti nemici e passa molte traversie.
La musica dei Dragonland è perfetta per queste storie cosmiche e l’ascoltatore si immerge in maniera importante in un suono prodotto benissimo da Jacob Hansen che li fa rendere al meglio.
Il progetto sonoro del gruppo possiede un notevole afflato epico, la musica fa scorrere nella mente di chi li ascolta proprio ciò che il gruppo vuole, e il lavoro è quasi cinematografico. Chi ama un certo tipo di heavy metal melodico, con un tiro prog ed epico qui troverà tantissime cose che faranno la sua gioia, e anche chi apprezza il lato più sinfonico ed elaborato del metal troverà qui grande soddisfazione.
Un disco solido, dalle melodie che fanno sognare come ha sempre fatto certo metal che ultimamente è passato un po’ in secondo piano, ma i Dragonland con il loro ritorno lo riportano prepotentemente in auge.
THEM
Gli americani Them sono uno dei gruppi metal più interessanti in giro, grazie alla loro musica e ai loro testi particolari che li rendono sempre molto interessanti da ascoltare e da seguire nelle loro avventure .
Il nuovo disco “Fear city” in uscita per Steamhammer\SPV è il quarto capitolo di una narrazione cominciata nel 2016 con “Sweet hollow”, continuata nel 2018 con “Manor of the Seven glabes” e poi nel 2020 con “Return To Hemmersmoor”, incentrata sulla figura di KK Fossor. Il protagonista è nella New York del 1981 denominata fear city per il crimine e il casino che vi regnavano. Fossor è alla ricerca del discendente del Witchunhter che lavoro come televangelista in tv, figura molto in voga a quel tempo. Le vicende narrate in questo disco si svolgono in una città che abbiamo già visto, letto e sentito molte volte quell’iconica New York preda del crimine, cosa che poi non era proprio così in realtà, ma la storia è raccontata dai vincitori ed in particolare dai mass media.
Con questa ambientazione si sposa benissimo l’heavy metal dalle forti tinte horror gotiche dei Them, un gruppo che vede membri internazionali nato nel 2008 come gruppo dedito a praticare le covers di King Diamond, come si può capire dal nome. Disco dopo disco la capacità compositiva di questo gruppo è cresciuta di pari passo con la fiducia nei propri grandi mezzi, e dopo ottimi dischi ” Fear city” è forse l’apice della loro carriera per quanto riguarda completezza e potenza immaginifica. Questo disco è una delizia metallica dall’inizio alla fine, certamente la loro filiazione al nero culto di King Diamond è molto tangibile, ma ne è solo la partenza, perché poi hanno sviluppato qualcosa di originale e molto molto valido.
Prendiamo per esempio la decima traccia “Death on the donwtown metro”, una dimostrazione molto puntuale di ciò che può fare questo gruppo, ed è una canzone totale che cambia ritmo molte volte, un heavy metal pressoché perfetto. L’ultimo lavoro di questo gruppo internazionale ci riporta proprio in quella New York brutta sporca e cattiva, nella continuazione del viaggio che KK Fossor sta compiendo nelle varie epoche e che potete recuperare nei dischi precedenti.
Metal scritto ed eseguito molto bene, per molti tipi di palati che amano suoni veloci e carichi, grande tecnica ma anche un’ottima capacità compositiva e tanto amore per storie horror.
King Diamond approva di sicuro.
FAUSTIAN
L’ottima etichetta svedese estrema Black Lion Records licenzia l’ep di debutto del trio della Louisiana Faustian con il titolo omonimo.
Questo trio del sud degli Stati Uniti d’America propone un death metal in stile americano molto diretto e potente, con una dedizione particolare per la vecchia scuola, ma i suoni sono molto moderni. Certamente questo gruppo ha dei riferimenti nei grandi classici e anche nelle cose maggiormente underground, sviluppando un suono violento che sa anche andare più piano continuando a fare molto male in ogni caso.
Nel panorama death metal attuale la qualità è abbastanza buona se rapportata ad altri generi, anche se i Faustian sono ben al di sopra della media, per capacità di condurre una linea musicale molto bene precisa. I brani presenti in questo ep di esordio sono quattro incluso un intro, sono ben strutturati e rendono molto bene il flusso di lava incandescente che li percorre.
Il loro suono è molto claustrofobico e violento, l’attacco è totale, ci sono anche forti tratti musicali molto vicini al black metal, che rende questo death metal molto vicino al death metal più nero. La produzione riesce a rendere molto bene il suono e la potenza di questo gruppo, che ha la grande capacità di saper cambiare ritmo e velocità riuscendo a mantenere sempre molto alto il livello.
Per essere un debutto questo disco è ben oltre ogni aspettativa e i Faustian sono un gruppo che se manterrà questa linea riuscirà ad imporsi in campo black death metal. Davvero notevole.