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Recensione : GRAHAM DAY – THE MASTER OF NONE

Tra le conseguenze scatenate sul nostro pianeta dalla pandemia da covid-19, in questi ultimi tre anni, almeno una non ha avuto effetti collaterali nefasti e ci ha regalato, finalmente, la prima opera solista di Graham Day, autentico totem della scena garage rock revival esplosa in Inghilterra nei primi anni Ottanta, che non ha bisogno di molte presentazioni (chitarrista, frontman e membro fondatore di diverse band, collaboratore della leggenda vivente del garage rock britannico Billy Childish) e torna incidere materiale per la label Countdown Records, per la quale aveva già registrato coi suoi Prisoners.

Questo “Master Of None“, da quanto si apprende, ha avuto una gestazione lunga e tortuosa, coi brani inizialmente strutturati per essere parte del terzo Lp dell’ultima incarnazione di Graham Day, i Gaolers, prima che il lockdown bloccasse le operazioni, procrastinando prove e registrazioni in studio per un tempo indefinito, e così i demo delle nuove canzoni sono stati ripensati per un lavoro solista, con Graham a incidere le parti vocali e tutti gli strumenti. E, a dispetto del titolo, padroneggia alla grande la situazione, donandoci la sua riuscita miscela di garage rock, psichedelia, beat e power pop shakerati in dodici cocktail compatti dal sapore deciso, che sembrano il risultato di un disco registrato in presa diretta da una full band invece che un one-man project.

Il disco si apre col garage fuzz di “A Rose Thorn Sticking in your Mind’s Eye” e prosegue su coordinate Kinksiane nella successiva “Out of Your Narrow Mind“, mentre la title track è un solido garage/Mod rock sullo stile (velocizzato) dei primissimi Who, che aleggiano anche in “Stranger on a Joyride“, e coi Kinks di nuovo a fare capolino nel grintoso beat/punk “I will let you down“. Il power pop di “A grain of sand” chiude il lato A aggiungendo un maggiore gusto melodico alla ricetta. Ma la side B irrompe subito attraverso l’aggressivo garage rock di “You Lied To Me” (primo singolo estratto dal 33 giri) brano che sembrerebbe ispirato dai bostoniani Lyres e dalla loro “Help you Ann“, soprattutto nel vibrato chitarristico. Ancora la band dei fratelli Davies e gli Who sono ben presenti tra le ispirazioni principali di Graham Day, che sembra tributare un altro omaggio musicale agli irripetibili anni Sessanta inglesi nel pezzo “Eyes are upon you“, tra chitarre à la Kinks e melodie vocali alla Daltrey/Townshend/Entwistle. Ma c’è anche spazio per un momento soul malinconico di derivazione Motown (con tanto di linee di Hammond) in “Don’t hide away“, il quale però lascia subito il posto a un altro travolgente garage/beat, “Pointless Things“, perfetto per far saltare e ballare il pubblico in sede live. “All that you became” è un altro buon numero Sixties oriented (melodie Beatlesiane e profumi di Nuggets) e la conclusiva “Time is Running Out” è una riflessione sull’impatto devastante che l’inquinamento prodotto dal genere umano sta avendo sull’ambiente dell’intero globo, tra ritmi frenetici e passaggi di chitarra suonati al contrario che quasi emulano il suono del nostro ecosistema che l’essere umano sta distruggendo con le sue stesse mani.

“The Master Of None” è un album che, seppur forgiato in circostanze particolari, dimostra che la scena garage-beat inglese del Medway è viva e in salute, prova ne sia l’ascolto di questi dodici brani di breve durata (tutti sui tre minuti, o poco meno) ricchi di uncini melodici e tanti riff azzeccati, innestati su un sound che arriva ancora fresco e immediato. Great job.

TRACKLIST

1. A Rose Thorn Sticking in Your Mind’s Eye
2. Out of Your Narrow Mind
3. The Master of None
4. Stranger on a Joyride
5. I Will Let You Down
6. A Grain of Sand (That Gets Washed Out To Sea)
7. You Lied To Me
8. Eyes Are Upon You
9. Don’t Hide Away
10. Pointless Things
11. All That You Become
12. Time is Running Out

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