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Recensione : Grindhouse – Chapter 1

Un ottimo esordio ed altra band da seguire nell'ormai notevole panorama nostrano, le potenzialità del gruppo non possono che portare ad ulteriori sviluppi positivi, per ora godiamoci questo gioiellino, in attesa del secondo capitolo.

Con i riferimenti più o meno espliciti al mondo cinematografico esagerato di Quentin Tarantino, maggior colpevole della nobilitazione dei b-movie settantiani, mi aspettavo tutt’altro dalla musica dei nostrani Grindhouse, ed invece con enorme piacere mi sono trovato al cospetto di un album di hard rock melodico, che non disdegna una certa rudezza tipicamente hard & heavy, alternando ritmiche grasse e un mood settantiano dalla melodia tipicamente heavy, portata al successo negli anni ottanta.

D’altronde la presenza al microfono di Michael Bormann dei Jaded Heart, non fa che consolidare l’opinione che la strada intrapresa dalla band è quella giusta, magari ancora da perfezionare in alcuni dettagli, ma è indubbio che questa raccolta di songs sia una partenza sprint per il gruppo.
Il primo capitolo dei Grindhouse infatti vive dondolando tra un decennio e l’altro, saltando da un’impronta hard che richiama sfumature blues a songs melodicamente perfette per una compilation sugli anni ottanta, hard & heavy, heavy & hard con la voce strabordante e colma di feeling rock di Bormann, un asso nel saper donare ad un brano un tocco personale e da artista, pennellando con la sua sanguigna interpretazione i quadri musicali di un gruppo che all’esordio non sfigura di certo davanti al blasonato singer tedesco.
Chapter 1 è un album lineare, colmo di riffoni metallici e ritmiche hard rock, sempre in bilico tra raffinata melodia e aggressività, i Grindhouse rockano e lo fanno con una buona dose di attitudine, dimenticando un passato da cover band dei Maiden e buttandosi a capofitto in sonorità che risvegliano in noi la passione per il rock duro, sanguigno e terremotante, come nell’opener After Midnight, che apre le danze seguita dall’insolita cover di Chaka Khan, Ain’t nobody, riletta in chiave hard rock dalla band.
Da qui in poi è un susseguirsi di buona alternanza tra brani dall’impronta melodica come The Stunt, ad altri dove le chitarre sanguinano, le ritmiche si irrobustiscono e Bormann cresce con l’appeal delle songs (Nothing Gonna Stop Me e Titty Twister) cercando fresche soluzione hard soul con Wild Dusk.
Un ottimo esordio ed altra band da seguire nell’ormai notevole panorama nostrano, le potenzialità del gruppo non possono che portare ad ulteriori sviluppi positivi, per ora godiamoci questo gioiellino, in attesa del secondo capitolo.

TRACKLIST
01. After Midnight
02. Ain’t Nobody
03. The Stunt
04. The Way Out
05. The Enemy
06. Nothing Gonna Stop Me
07. Titty Twister
08. Wild Dusk
09. What A Night

LINE-UP
Michael Bormann – voce
Stefano Martolini – chitarra
Giorgio Calabrese – chitarra
Piero Ventimiglio – chitarra
Andrea Cicero – basso
Francesco Missale – batteria

GRINDHOUSE – Facebook

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