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Recensione : Harmony In Grotesque – Painted By Pain

La band russa si è trovata nella stessa situazione di chi, dovendo racchiudere in un discorso molti argomenti con poco tempo a disposizione, invece di tralasciarne alcuni cerca di affrontarli tutti ugualmente facendolo inevitabilmente in maniera affannosa.

Quando si attendono quattordici anni prima di dare alle stampe un album è probabile che, nel momento in cui se ne presenta l’opportunità, i musicisti sentano l’urgenza di incanalarvi tutte le influenze e le esperienze maturate in questo lasso di tempo.

Questo in fondo risulta sia il pregio sia il difetto di quest’esordio degli Harmony In Grotesque: una varietà stilistica che, se da una parte rende il lavoro interessante e imprevedibile, dall’altra soffre di una frammentazione compositiva che rende difficile l’assimilazione dei brani.
La band russa si è trovata nella stessa situazione di chi, dovendo racchiudere in un discorso molti argomenti con poco tempo a disposizione, invece di tralasciarne alcuni cerca di affrontarli tutti ugualmente facendolo inevitabilmente in maniera affannosa.
Detto questo, non si può negare che in questo disco ci siano più idee rispetto a quelle espresse nell’intera discografia della maggior parte delle altre band, e neppure manca la qualità tecnica in grado di supportarle; le perplessità sono tutte relative al modus operandi adottato, considerato che il tentativo di far convivere in un’ora di musica death, doom, jazz e prog è lodevole quanto ambizioso e di ardua realizzazione.
Del resto, quando il combo siberiano lascia fluire in maniera naturale il proprio retaggio devoto a sonorità più cupe, il sound ne risente sempre in maniera positiva, perché le capacità di creare melodie coinvolgenti sono di primissimo ordine; il problema è che l’ascolto viene reso dannatamente complicato dagli improvvisi quanto frequenti cambi di direzione, la maggior parte dei quali eseguiti con ottimo gusto e rimarchevole abilità, ma che in certi casi appaiono slegati dal contesto.
Emblematica in questo senso la terza traccia Scars In Memory, che è una bellissima dimostrazione di death-doom fuori dai consueti schemi, finché non entrano in scena dei vocalizzi femminili di matrice jazz, ben eseguiti quanto colpevoli di spezzare l’armonia del brano.
Basta ascoltare la successiva Siberia, con le sue atmosfere alla Moonspell, per avere la conferma che, proprio quando cercano di non strafare, gli Harmony In Grotesque riescono a centrare il bersaglio, cosa che riesce anche nella successiva Frozen Blood Of Trees, in Last Moment In A Dying Dreams e parzialmente in Gift Bringing Pain.
Tirando le somme, quando si tenta di fare una musica che unisca la tecnica degli Opeth con il dark meno canonico dei Moonspell di “The Butterfly Efffect” e l’approccio destrutturante dei Meshuggah, può venirne fuori un capolavoro epocale come pure un enorme pastrocchio.
Gli Harmony in Grotesque si collocano invece in una sorta di terra di mezzo, ma sono concrete le possibilità che, venuta meno l’urgenza compositiva dovuta all’esordio su lunga distanza, riescano a mettere le proprie indubbie capacità al servizio di una proposta musicale contraddistinta da una migliore amalgama tra le diverse anime.
Le premesse ci sono tutte, attendiamo fiduciosi.

Tracklist :
1. Aegrimonia Profunda
2. Last Moments of a Dying Dream
3. Scars in My Memory
4. Siberia
5. Frozen Blood of Trees
6. Something Good
7. Gift Bringing Pain
8. Demo(n)graphic Blast of Gods
9. Slumber Stopped the Time
10. Dot

Line-up :
Timophey Timoshin – Bass
Egor Moskvichev – Guitars (acoustic)
Rip – Guitars
Anton Kudryavtsev – Vocals
Eugeny Ziglisky – Guitars
Nika Baranova – Keyboards
Oleg Waldowsky – Drums

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