L’album è un macigno brutal dall’elevato spessore tecnico, dove i tre musicisti danno prova della loro bravura strumentale e di un maggiore affiatamento rispetto al già pur buon esordio del 2010.
Tutto il lavoro è impregnato di sonorità vicine al death americano di band come gli Obituary dei fratelli Tardy, un assalto sonoro dove non trovano spazio contaminazioni o facili melodie.
Marcello Malagoli frantuma le proprie pelli con una prova maiuscola, sempre tirato a velocità parossistiche, tra fughe in doppia cassa, blastbeats estremi e cambi di tempo vertiginosi.
Daniele Lupidi e Massimo Vezzani non sono da meno, il primo rendendosi autore di un’ottima prova sia dietro il microfono sia al basso e alla chitarra, il secondo invece con la sola sei corde.
Nella mezz’ora di durata dell’album veniamo così travolti da questo bombardamento all’insegna di un death metal old style e senza compromessi durante il quale la band non concede pause e i brani si susseguono con grande fluidità, regalando momenti di musica estrema di notevole fattura.
Questo album, chiaramente, non può che avere l’ambizione di piacere ai fans del genere, che troveranno tutti gli elementi indispensabili per apprezzare un lavoro di ottima qualità; ancora una volta la nostra penisola partorisce una band death sopra le righe e questa comincia decisamente ad essere una piacevole abitudine.
Tracklist:
1. Artifacts of the Damned
2. Corrupting the Veils That Keeps the Mind Sane
3. A Despicable Harvest
4. It Once Was Light
5. Breathing the Whirlwind
6. Instinct of the Carnivorous Mass
7. Stillbirth
8. A Wolf’s in Sheep’s Clothing
9. Celestial Purification
10. Ravenous
11. Walking Into a Nightmare
12. Bloodline
Line-up:
Marcello Malagoli – Drums, Vocals
Massimo Vezzani – Guitars
Daniele Lupidi – Bass, Vocals, Guitars