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Recensione : Hellacopters – Overdriver

Hellacopters tornano con "Overdriver", un album energico e maturo che celebra 30 anni di rock. Scopri il loro sound evoluto e la nuova direzione!

Lo avevano promesso, Nicke Andersson e compari, l’anno scorso, dopo la pubblicazione del singolo “Stay with you“, che un nuovo album degli Hellacopters fosse in cantiere per il 2025, e pochi giorni fa, in effetti, è arrivato, a tre anni di distanza da “Eyes of oblivion“, che segnò il loro comeback – “Overdriver“, nono full length complessivo degli svedesi – paladini della scena high energy rock ‘n’ roll scandinava – pubblicato sulla label tedesca Nuclear Blast e contraddistinto da una copertina (in linea con un’estetica iconografica hard rock di certi Seventies statunitensi che i nostri, hanno, negli anni, abbracciato sempre piú) oggettivamente brutta.

Ma di dischi con artwork poco memorabili ne è pieno il mondo, e quindi è giusto passare oltre e valutare soprattutto il contenuto dell’opera, ed il quintetto originario di Stoccolma (composto da Nicke Andersson alla voce e chitarra, ma che a ‘sto giro si è cimentato anche alla produzione dell’Lp; Dregen alla chitarra e cori, ma temporaneamente “ai box” per problemi a una mano; Dolf de Borst al basso e cori; Robert Eriksson alla batteria e cori; Anders “Boba” Lindström alle tastiere) che quest’anno va in cifra tonda, celebrando i suoi 30 anni di avventura musicale, sforna undici brani all’insegna di un rock ‘n’ roll a tinte hard-blues più ragionato e meno irruente rispetto al passato di long playing leggendari come “Supershitty To The Max!” e “Payin’ the dues“.

Se da un lato, infatti, il consueto hard/garage/punk ‘n’ roll/Detroit sound imbastardito del combo è ancora presente in pezzi come “Faraway looks” e “Wrong face on” (e l’opener “Token apologies” sembra una sorella minore del singolone “Reap a hurricane“) dall’altro abbiamo armonie (Alex)Chilton-esche e melodie di stampo beatlesiano che si mescolano a un sound che, col passare del tempo, si è fatto più variegato e ricco di sfumature, tra chitarroni alla Kiss/Thin Lizzy (“Don’t let me bring you down“) strascicati rock/blues (“The stench“) echi di Big Star anfetaminizzati (nel singolo “Do you feel normal“) e uncini honky-tonk Stonesiani, oltre a riferimenti classic rock à la Who – Hope I die before I get old? (“(I don’t wanna be) just a memory“). Il risultato è un R’N’R energico che suona sempre Hellacopters (“Doomsday daydreams“) ma molto meno impulsivo e più… come dire… “maturo”? Ecco, a volte anche troppo (basti pensare a “Coming down” o alla conclusiva “Leave a mark“, ottimi brani che però, a un certo punto, si disperdono in assoli lunghi e superflui, per quanto gradevoli).

Mentre i media mainstream italioti distraggono lagggente dandole in pasto “appassionanti” vicende come i retroscena delle corna tra presunti “vip”, località montane prese d’assalto da migliaia di disagiati “teleguidati” da imbarazzanti “influencer”, i gossip sull’imminente festivàl di Sanscemo e altro “succoso” trashume, gli Hellacopters sono già on the road a spazzare via questa e altra merda (sperando che, prossimamente, passino anche per l’Italia) e dal vivo sono ancora una bomba, nonostante “Overdriver” sia un album forse troppo sbilanciato in favore di atmosfere/velleità da arena rock e in cui l’assenza di Dregen, sul lato più grintoso e “punk” nell’economia del gruppo, si fa decisamente sentire, ma resta comunque un album di mestiere, ben suonato e arrangiato. The Lord stole the beat from the devil (?).

Hellacopters – Overdriver

Tracklist

1. Token Apologies 03:21
2. Don’t Let Me Bring You Down 03:15
3. (I Don’t Wanna Be) Just A Memory 03:23
4. Wrong Face On 02:57
5. Soldier On 04:15
6. Doomsday Daydreams 03:13
7. Faraway Looks 02:52
8. Coming Down 03:53
9. Do You Feel Normal 03:35
10. The Stench 03:56
11. Leave A Mark 05:21

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