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Recensione : Helligators – Road Roller Machine

"Road Roller Machine" deflagra senza dare respiro, tra brani potentissimi in cui sludge e southern metal si mettono al sevizio del rock'n'roll per scatenare istinti primordiali.

Un carro armato hard rock caricato a bombe southern metal e sludge, questi sono gli Helligators, rettili affamati di carne umana che sguazzano nelle acque del Tevere.

Il loro secondo lavoro per Sliptrick Records arriva in questa prima metà dell’anno devastante come un treno che corre all’impazzata sui binari rock’n’roll, a ricordarci che per suonare il genere non serve per forza avere la carta di identità con timbro statunitense, basta avere attitudine da vendere ed una forza pari a delle truppe in assetto di guerra.
L’album in questione segue l’esordio “Against All Odds”, pubblicato nel 2011, e gli Helligators tornano a mietere vittime con il loro metallo sporco, graffiante, una tempesta di watt che investe l’ascoltatore, scaraventandolo al suolo, tramortito dal groove micidiale che la band sprigiona in questo bombardamento senza pietà.
Road Roller Machine letteralmente deflagra, non dando respiro, la band macina riff su riff, tra brani potentissimi in cui sludge e southern metal si mettono al sevizio del rock’n’roll per scatenare istinti primordiali: inutile resistere, lasciatevi contaminare da questi rockers per una cinquantina di minuti tutti groove, assoli grondanti sangue e sudore, whiskey e adrenalina.
Poi, non contenti, quando serve sparano fucilate blues da antologia, sebbene nascoste dalla montagna di elettricità sprigionata da strumenti maltrattati, torturati, seviziati da questi cinque mostri del grande fiume.
Dall’inizio alla fine non ci si ferma, correte via prima che le fauci del grosso cacciatore vi afferrino e vi trascinino nel profondo delle acque del fiume, storditi dai colpi inferti da vere bombe sonore come Nomad, Doomstroyer, quel pachiderma che di nome fa She Laughs, seguita dal singolo Snake Oil Jesus e dal southern blues della dannata Swamp Man Voodoo.
Potranno sovvenirvi i Black Label Society, certo, ma che al confronto appaiono innocui di fronte ad una carica che stordisce sotto l’effetto di distorsioni al limite e virate verso il doom d’antologia con quella Stone Crusher, unica concessione alla pura musica del destino, che strizza l’occhio ai Cathedral di Lee Dorrian era “Supernatural Birth Machine”.
Album che nel genere rasenta la perfezione e ci consegna una band da amare senza riserve: con Road Roller Machine gli Helligators si sono prenotati un posto nella mia playlist di fine anno per quanto riguarda i suoni hard rock.

Tracklist:
01. Nomad
02. Doomstroyer
03. She Laughs
04. Scream
05. Snake Oil Jesus
06. Truckdriver R’n’R
07. Swamp Man Voodoo
08. Badass
09. Stone Crusher
10. Black Sun

Line-up:
Emanuele “Hellvis” – Vocals (Lead)
Mik “El Santo” – Rhythm Guitar, Backing Vocals
Daniele “Kamo” – Lead Guitar, Backing Vocals
Rob “Goblin” – Bass
Alex – Drums

HELLIGATORS – Facebook

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