A nove anni da un disco eccezionale quale fu “The Blow of Furious Winds” tornano gli Hortus Animae a ridefinire le gerarchie della scena metallica nostrana.
Quante volte avrete letto o ascoltato band/musicisti presentare il loro ultimo lavoro affermando che sarebbe stato contemporaneamente il più violento e anche il più melodico? Immagino ne abbiate perso il conto, così come delle occasioni in cui tali dichiarazioni d’intenti sono state disattese. Ebbene, questa volta, pur senza che la band romagnola si sia resa protagonista di alcun particolare proclama, tale operazione riesce alla perfezione nonostante in certi frangenti il connubio tra sonorità prog di stampo settantiano e sfuriate black-death all’arma bianca possa apparire di difficile attuazione.
Secular Music è un album che va ascoltato molte volte prima di fare breccia nei nostri intorpiditi padiglioni auricolari, ma quando ciò avviene il piacere della scoperta è pari allo stupore che si prova nell’assaporare il frutto della prova questi di musicisti, capaci di camminare su un filo sottilissimo mantenendo ugualmente un equilibrio perfetto tra le molteplici componenti del loro sound.
Martyr Lucifer, come sempre, spazia con disinvoltura tra growl, screaming ed una voce pulita piuttosto riconoscibile per la sua timbrica profonda, Hypnos e Bless svolgono un lavoro magnifico rispettivamente alla chitarra e alle tastiere, mente Grom non ha alcun problema ad assecondare le continue variazioni di ritmo ed atmosfera a cui lo costringono i suoi compagni.
Gli Hortus Animae non si pongono limiti creativi di alcun genere e, con le doti che contraddistinguono solo i fuoriclasse, riescono a non perdere mai il filo del discorso rendendo un piatto vario ed affascinante quello che, suonato e composto da una band pretenziosa, si sarebbe potuto rivelare un minestrone indigeribile.
Partiamo dalla fine, o quasi, per spiegare quale sia l’attitudine degli Hortus Animae, con Chamber of Endless Nightmares che prende avvio con un liquido assolo di chitarra per poi assumere un andamento tenebroso alla Moonspell, salvo trasformarsi in un amen in una sfuriata di moderno death melodico.
Un esempio di versatilità e di abilità nello scorrere con fluidità da un genere all’altro che è il marchio di fabbrica dell’intero album, a partire dall’opener God and His Disgusting Children che annienta pletore di mestieranti del metalcore con la sua altalena tra sfuriate trash e parti melodiche capaci di restare ben impresse nella memoria; la maggior parte delle band avrebbe potuto anche esaurire qui il proprio compito reiterando due-tre volte la sequenza, non gli Hortus Animae che, nella parte centrale, piazzano una spaventosa accelerazione gothic/black, capace di far impallidire i Cradle Of Filth d’annata, stemperata con sorprendente naturalezza da uno splendido break chitarristico.
È ancora, ascoltando i primi furiosi minuti della successiva Blood of the Earth / The Truth Against the World, nessuno potrebbe immaginare che nella sua seconda metà l’anima prog della band possa prendere del tutto il sopravvento, con Hypnos che regala un assolo di rara intensità.
Sentiti questi due brani già ci si potrebbe ritenere appagati, ma c’è ancora tanta ottima musica nelle faretre degli Hortus Animae e, senza volermi dilungare ulteriormente, segnalerei la più darkeggiante At the End of Doomsday, che riprende almeno inizialmente gli umori del Martyr Lucifer solista di “The Horseride”, e la ciliegina sulla torta di un disco perfetto che è la cover di un brano di culto quale Aqualung dei Jethro Tull: nonostante la versione sia decisamente accelerata e sporcata in buona parte da uno screaming abrasivo, la canzone non viene assolutamente snaturata nella sua essenza e, al riguardo, è bene rimarcare che il riff originale è senz’altro uno dei più duri sfornati in quell’epoca musicale.
Insomma, attese ripagate in pieno per un album che ci riconsegna nel pieno delle proprie potenzialità un gruppo al quale lo status di “band di culto” sta decisamente troppo stretto, e pazienza se solo quattro full-length in oltre quindici anni e quasi un decennio di silenzio siano emblematici di una produttività non proprio da stakanovisti; quando la qualità delle uscite è di tale spessore la sensazione che il tempo non sia trascorso invano supera ampiamente ogni altro tipo di considerazione.
Tracklist:
1. God and His Disgusting Children
2. Blood of the Earth / The Truth Against the World
3. Dystopian Apocalypse
4. At the End of Doomsday
5. The Poison of the Naga
6. Impromptu Op. II / Pain Relieved
7. Chamber of Endless Nightmares
8. Aqualung (Jethro Tull cover)
Line-up:
Martyr Lucifer – Vocals
Hypnos – Guitars
Bless – Keyboards
Grom – Drums
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