Ascoltando il nuovo Jericho Sirens degli Hot Snakes si pensa molto presto che sai un disco davvero eccellente, con mille bellezze sonore, chitarre distorte ma non troppo, un ottimo bilanciamento di attitudine punk hardcore e ottime melodie, con un gusto à la Hives, ma molto meglio di loro.
Poi, quando leggi chi c’è dentro questo gruppo americano, allora capisci che non potrebbe essere altrimenti, perché qui ci sono due dei maggiori agitatori sonori degli ultimi venti e passa anni.
Swami John Reis and Rick Froberg si conoscono dai tempi delle scuole superiori, ed i loro progetti musicali precedenti si chiamando Pitchfork e Drive Like Jehu, e poi dal 1999 Hot Snakes. In pratica molto delle cose migliori del sottobosco americano dagli anni novanta a qui.
E questo album continua ed amplia il discorso, facendo facilmente capire quanto siano bravi e quanta musica scorra dentro di loro. Non si può parlare di generi, perché gli Hot Snakes fanno un campionato a parte, ma se dovessimo proprio, si potrebbe parlare di indie punk rock , per non tralasciare il fatto che hanno fortissime radici grunge. Velocità, incisività e tantissime ottime melodie, sia di chitarra che di voce, per un disco che stupisce moltissimo, ma non troppo se come detto poc’anzi se ne conoscono i protagonisti.
Dopo aver pubblicato tre dischi molto amati sia dal pubblico che dalla critica, ecco che si sciolgono nel 2005, per poi riformarsi a furor di popolo nel 2011, e riprendere la marcia interrotta.
In pratica questo è il primo disco in studio da quattordici anni a questa parte, e la loro assenza si è fatta sentire, ma è un ritorno decisamente col botto, anzi col bottissimo.
La materia trattata dagli Hot Snakes si dipana per dieci tracce che spaziano molto fra vari generi, fermo restano l’attitudine punk ed un suono abrasivo e melodico al contempo, per ribadire la loro superiorità.
La cosa più notevole del disco è che poteva benissimo essere un’operazione nostalgia con poco impegno, mentre invece gli Hot Snakes continuano a far avanzare il proprio suono, non stando mai fermi sui propri allori, anche perché se un gruppo tale torna dopo molti anni hanno sicuramente molto da dire. Si balla e si pensa, in questa mirabile fusione di punk rock, rock tout court e indie, con cose alla Hives e certi movimenti tipici del math rock addirittura, soprattutto nella costruzione di taluni passaggi.
Il risultato è uno godibilissimo candidato a disco dell’anno.
ETICHETTA: Sub Pop
TRACKLIST
1 I Need a Doctor
2 Candid Cameras
3 Why Don’t It Sink In?
4 Six Wave Hold-Down
5 Jericho Sirens
6 Death Camp Fantasy
7 Having Another?
8 Death Doula
9 Psychoactive
10 Death of a Sportsman