(Società Editrice Fiorentina)
Di questo autore livornese si sa poco e il libro non offre grandi notizie. Si sa che è un ingegnere e che scrive durante i tragitti in treno su un computer portatile.
I racconti sono quasi tutti storie giovanili in cui è l’autore ad essere il protagonista assieme ad un gruppo di amici. Sono storie sentimentali spesso amare, storie che si potrebbero definire di formazione, dagli amori e delusioni della gioventù fino al matrimonio.
Prevale in quasi tutti i racconti il tono lieve e scanzonato, spesso venato di umorismo a tratti quasi irresistibile. L’atmosfera ricorda forse le avventure di Antoine Doinel nei film di Truffaut, specie nei primi racconti, per poi virare nell’ultima parte verso racconti più classici in cui forse si sente l’eco di letture più recenti, forse Pier Vittorio Tondelli. La scrittura è semplice e fluente, non ci sono vezzi stilistici abusati, ciò rende il libro avulso da mode, lontano dalla ricerca di riconoscimenti di genere.
Ora, se il libro si legge di un fiato con divertimento, con desiderio di scoperta, forse a mancare è l’elemento che renderebbe questo libro un affresco giovanile con un passo da romanzo di formazione. Le storie tendono a loro stesse, alla fine si somigliano un po’ troppo. Manca la riflessione e i personaggi appaiono e poi sembrano scomparire. Manca la visione dell’insieme. Ci si diverte ma poi ci si chiede se aldilà delle storie all’interno dei personaggi cambi in qualche modo la visione della vita. Eppure tutti sappiamo che si cresce e spesso i ricordi che bruciano sono quelli che ci fanno vergognare un po’ di come eravamo e ci aiutano a capire quello che stiamo diventando.