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Igiaba Scego – Caetano Veloso, Camminando Controvento

Caetano Veloso non concilia il sonno. Spesso lo turba e in questo turbamento ognuno di noi ritrova un po’ di se stesso.

Igiaba Scego, giornalista e scrittrice dalle origini somale, ci racconta in questo piccolo volume la storia e la carriera di uno dei cantautori più discussi, contestati e folkloristici del panorama musicale brasiliano. E ce lo racconta facendoci immergere nel profondo delle canzoni di Caetano, componendo un vero e proprio percorso “purificante”. Ci sentiamo a nostro agio, completamente immersi in questo “cammino di Caetano”, come la stessa Igiaba lo definisce paragonandolo al ben più noto cammino di Santiago. Ci purifichiamo, leggendo questo libro, eliminando tutte le sovrastrutture, le imposizioni e i pregiudizi che la società contemporanea ci impone. Dobbiamo liberarcene per seguire il cammino di Caetano, perché altrimenti non capiremmo davvero un bel niente della sua vita, né tantomeno della sua musica.

Caetano Veloso, nato e vissuto in una delle città più “africane” del Brasile (Bahia), riflette e amplifica con la sua musica (e con tutto se stesso) l’allegria, la commistione magnifica, la fusione altissima tra due culture (brasiliana e africana) che negli anni Sessanta, come nei Novanta, si respirava quotidianamente a Bahia. “Bahia miscela tutto, è la sua prerogativa. E chi è di Bahia sa come vivere da equilibrista sull’architettura di un mondo in dissoluzione”. Essa sa trasmettere tutta l’atmosfera solare, generosa, inimitabile e unica del Brasile libero, o alla ricerca della sua personale forma di libertà. Tutta quella forza sovrannaturale, quell’amore viscerale, quella fedeltà totale e completa verso le proprie origini e verso la bellezza della propria terra. Come scrive Igiaba, “Caetano Veloso è un frullato, uno di quelli dove polpa, gusci e semi vanno a braccetto. Non esclude, include. In fondo è come il Brasile. Odora di quella terra fatta di contraddizioni e bellezza, di orrori e paradiso”.

Caetano nasce a Bahia da due genitori amorevoli e passionali: José Telles Veloso (soprannominato Seu Zezinho) e Claudionor Vianna Telles Veloso (chiamata Dona Canô). Il papà era un funzionario delle poste, la mamma una casalinga: una famiglia appartenente alla classe media, con risorse limitate ma un infinito desiderio di dare e ricevere amore. Caetano è il quinto dei numerosi figli della coppia Veloso, la quale mette al primo posto il benessere e l’educazione dei figli e delle figlie. La famiglia si riunisce tutti i giorni intorno al tavolo, per consumare insieme i pasti preparati con amore da Dona Canô, ed è questo il momento di aggregazione più alto e formativo per tutti i Veloso. Non solo Caetano, ma anche sua sorella Maria Bethânia sono stati inconsapevolmente indirizzati alla carriera artistica dall’amore di Dona Canô per la musica e per le arti: Dona Canô “amava la pittura astratta che gli sembrava magnifica perché era come la musica, non significava nulla e allo stesso tempo significava tutto”. Caetano e Maria fonderanno le loro strade, spesso percorse insieme, da sempre fusi in un unione indissolubile fatta di musica e di tanto, tanto amore.

I migliori amici, nonché alleati perpetui e fedelissimi compagni di viaggio nel percorso musicale di Caetano, oltre all’immancabile sorella Maria, sono Gilberto Gil, Gal Costa e João Gilberto. “João Gilberto è preciso, ma sa che la musica è imprecisa, disordinata, ribelle, anarchica. E si spoglia della sua precisione per rincorrere questa musa birichina che stona, perché anche chi è stonato ha un cuore”, mentre invece “Gilberto Gil ha in sé la forza luminosa dell’ottimismo della volontà. Non ti racconta balle, non ti dice che il mondo si salverà, ma nemmeno ti dice che la vita è finita. La sua chitarra pazza dà sempre una possibilità, una chance, una speranza. Ti fa credere al mondo, Gilberto Gil”.

Insieme a tutti loro e a molti altri artisti, Caetano vive una personale storia della musica, che lo porta a essere sempre contro corrente, sempre alternativo, originale e creativo. Ed “è bello notare quanto questi grandi artisti si contagiassero vicendevolmente. Erano vasi comunicanti”.

Per questo suo desiderio, per questa sua necessità di sentirsi libero, sempre e comunque, Caetano si conquista l’odio furibondo del regime dittatoriale che terrorizzò il Brasile degli anni a partire dalla destituzione del presidente João Goulart, avvenuta il 31 marzo 1964 per opera dei militari che marciarono su Rio de Janeiro e si impossessarono del potere.

Caetano si troverà, insieme ai suoi fedelissimi, nel bel mezzo di una tragica burrasca (ideologica e politica) dalla quale subirà un tremendo colpo. “Caetano si era messo contro il mondo. Era in trappola, da una parte un regime che lo detestava, dall’altra una sinistra che non lo appoggiava. Che fare? L’unica soluzione a quel punto sembrò l’esilio. Ed esilio fu”.

Ma ciò non basterà a frenare l’artista e la sua musica, né la sua voglia di gridare al mondo i suoi ideali e la sua bellezza: “d’altronde lo abbiamo imparato da lui che si vive affrontando le incertezze, sbagliando come tutti e azzeccando l’essenziale. Rabbia, felicità, tristezza, ogni cosa assume la sfumatura di un accordo, la placida compostezza di un verso”.

Il periodo storico in cui Caetano milita è un periodo di incertezze e di disastri morali, è l’inizio del collasso, e questo vale per il Brasile come per il resto del mondo: “non era facile: stavamo diventando precari e nessuno ci aveva ancora avvertito. La nostra idea del mondo era novecentesca, ma il capitalismo ci aveva già abbondantemente fregato”, come conferma l’autrice di questo volume.

Tantissimi lo hanno attaccato, criticato, mortificato, non riuscendo a comprendere l’avanguardia della sua musica e del suo pensiero, non riuscendo a essere al passo con l’innovazione rappresentata dalle sue idee. “Non voleva essere un ragazzo di buone maniere, attento al buon gusto, lui voleva sovvertire il buon gusto, demolirlo fino alle fondamenta”.

Tantissimi non sono riusciti a liberarsi dalle inutili e dannose preoccupazioni della vita, come quella, per esempio, di scegliere dettagliatamente i vestiti da indossare per dare buona impressione di sé. Caetano non è come loro, perché per lui “il vestito è solo un dettaglio. Qualcosa con cui giocare, senza stress. Un divertimento e non certo una corazza da indossare contro il mondo. Lui non è mai contro, lui è solo per. Anche quando si arrabbia è un uomo propositivo”.

Caetano è ancora oggi il simbolo di una guerra per la libertà combattuta a suon di note musicali e parole: una guerra che quelli come Caetano hanno combattuto consapevoli di rischiare molto, moltissimo e che noi non sapremmo combattere: infatti, come sottolinea Igiaba, “in confronto ai nostri genitori siamo scesi in piazza sbadatamente. L’abbiamo fatto a Genova, per la guerra in Iraq, per i Balcani, per l’Ilva di Taranto. Ci abbiamo provato, ma la delusione, la repressione (soprattutto dopo Genova e la morte di Carlo Giuliani) hanno avuto la meglio su di noi, ed ecco che siamo diventati una generazione precaria, nei sentimenti e nel lavoro”.

Caetano Veloso, Camminando controvento, nella collana Incendi (perfettamente coerente con la storia e con il personaggio narrato: la sua storia e la sua musica ardono di passione e d’amore, come e più di un incendio), pubblicato da Add Editore, è la biografia di un uomo che per tutta la vita ha viaggiato e vissuto controvento, e che è stato ed è tutt’ora un esempio di coraggio e passione ardente per tutti noi.

Caetano Veloso è un guru, un santone della musica, l’amico che ci consola quando gli amori finiscono o prendono strade sbagliate. È quello che organizza il movimento, ma che fugge da ogni ideologia posticcia. Un uomo onesto, trasparente, semplice, ribelle.

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